D. – Perché solo adesso, dopo millenni, dopo interventi a livello spirituale, a livello intuitivo, e in un modo molto limitato – cioè solo per noi, in particolare – si è riusciti a dire all’uomo, da parte vostra, quali sono le vere, le autentiche motivazioni della sua presenza in Terra, della sua venuta qui? Forse potresti dire che adesso c’è una maturità maggiore, ma questo ci ripiomberebbe in un relativo che non dovrebbe essere logicamente accettabile se riferito – per esempio – al non-tempo, cioè a questo scopo senza tempo dell’evoluzione. Perché si è atteso fino a oggi per illuminare l’uomo, lasciando molte generazioni nell’ignoranza? Anche se l’esperienza terrena naturalmente, è stata fatta ugualmente, per questa mancanza di maggiore coscienza…
A. – Le ragioni sono molteplici e tutte fondate naturalmente, perché nulla avviene a caso, ma vi sono sempre giustificazioni, programmi, che non a tutti voi è dato sapere, ma che in effetti esistono.
La domanda in sé non avrebbe molto senso, se vogliamo, perché si potrebbe rispondere con delle obiezioni. Perché mai si è atteso tanto tempo per far venire Cristo, per esempio? Il quesito non è molto diverso…
D. – Ma ci sono stati tanti altri profeti, altri maestri…
A. – Si, ma perché proprio lui a un certo punto ha sintetizzato un po’ tutto e ha stabilito alcune pietre miliari? Perché a un certo punto vengono determinati filosofi che cambiano il modo di pensare?… Perché l’avvento di certe scienze è stato tanto ritardato? Eppure gli uomini tutto sommato, sono gli stessi di duemila anni fa: non direi più intelligenti, ma soltanto più scaltriti.
Tutto avviene quando la cultura raggiunge determinate possibilità e intensità, ed è quindi possibile provocare una svolta e preparare un tipo di discorso assimilabile. Questa è solo una parte della risposta-obiezione che indicavo all’inizio. Ma in realtà si tratta veramente di un fatto culturale dell’umanità? Devo dire di sì, all’ottanta per cento. Non c’è dubbio che una visione della vita umana impostata come vi è stato detto in tante comunicazioni (Comunicazioni della stessa Entità Andrea – v. il volume “Rapporto dalla Dimensione X, Ed. Mediterranee, Roma, 1973. – Nota GdS.) è un po’ il culmine e il completamento di tutta una serie di conoscenze anche di tipo scientifico delle quali vi siete impadroniti, perché le modificazioni della cultura avvenute in questi ultimi secoli vi hanno resi più edotti anche del vostro corpo. Un discorso del genere, se l’avessimo fatto, poniamo, duemila anni fa, o ancora più indietro nel tempo, non sarebbe stato accettato, perché un discorso fatto nel bel mezzo di una cultura la quale tendeva a far emergere lo Spirito e a deprimere il corpo, secondo un concetto di “sublimazione”, di elevazione, non sarebbe stato accolto, ma sarebbe stato ritenuto un discorso assurdo e certamente scarsamente, se non per niente, spirituale. Devo dire che ancora oggi un discorso del genere corre il rischio di essere considerato così, perché nonostante i progressi delle conoscenze e le mutate visioni del mondo, vi è ancora una larga ignoranza in mezzo agli uomini, i quali hanno ancora resistenze antiche. Cioè ancora la maggioranza non può condividere tutto quello che diciamo qui, il nostro discorso dunque vale in parte per pochi e in parte per molti, vedete, l’uomo sulla Terra può anche non vivere secondo le regole che vi abbiamo detto: la cosa tutto sommato, non ha grande importanza, anche se si priva lo Spirito di un gran numero di esperienze e lo si costringe così a tornare qualche volta in più: questo può accadere, ma, tutto sommato, non è un danno grave. Nell’economia generale può rappresentare anche un danno, ma che lo Spirito venga una o due volte in più non fa male a nessuno (In Terra, come incarnazione, s’intende. – Nota GdS.). È chiaro però che, capito il meccanismo della funzione della vita, “risparmiare” una o due incarnazioni e svolgere meglio le incarnazioni sulla Terra, rappresenterebbe un indubbio vantaggio a livello del singolo Spirito.
E poiché la vita dello Spirito è una vita singola, è chiaro che il vantaggio, riferito all’essere in sé, è grande.
Ora – tu dici – perché avete aspettato tanto tempo? Guarda che molti filosofi ebbero intuizioni del genere ma le respinsero perché le ritennero blasfeme, peccaminose. Considerare la società e l’uomo in siffatta maniera era antireligioso. L’uomo doveva vivere per Dio e, prima di vivere per Dio, vivere per la Chiesa adeguandosi al suo ordinamento. Le religioni, d’altra parte, per detenere il controllo delle masse, dovevano costringerle a considerare il valore dello Spirito secondo i dettami delle chiese stesse. Ecco che, dunque, la restituzione della libertà integrale all’uomo è stata sempre osteggiata dalle religioni e, in genere, anche dai filosofi. Tuttavia, i filosofi, mentre denunciavano ciò come fatto teorico, passando alla pratica non si pronunziavano. Certo essi, per loro conto, erano i più begli esempi di libertà, ma di una libertà che si manifestava soprattutto nell’impostazione delle loro dottrine dalle quali, quasi sempre, fu escluso il dettato pratico. Cioè, erano delle dottrine che valevano come costruzioni metafisiche e non sempre potevano agganciarsi alla realtà della vita, e se lo facevano ciò avveniva secondo forme utopistiche non accettate né dalle religioni, né dalla prassi della vita quotidiana. Perché il consueto vivere quotidiano è fatto anche delle opinioni culturali del momento e, certo, se voi siete giunti a una certa liberalizzazione nella visione della vita, fino a concepirla anche nel suo aspetto di libertà, tutto ciò si deve molto alle conquiste scientifiche dei vostri ultimi secoli, e cioè a una maniera nuova di impostare i rapporti tra gli uomini, al decadimento dei miti legati alle religioni, alla demitizzazione della religione in sé stessa. E se tutto questo ha comportato anche il crollo di Dio, è stato il crollo di un falso Dio: di un falso Dio nel quale tutti hanno creduto, sia pure in buona fede, perché non era certamente il Dio di cui abbiamo parlato noi (In varie comunicazioni precedenti. – Nota GdS.).
Quindi alla tua domanda la risposta c’è e non c’è: rispondo naturalmente in sintesi che non era ancora venuto il tempo di parlare chiaramente di queste cose perché non saremmo stati accettati. La realtà ha molti aspetti ed essa tanto più è profonda tanto più è inaccettabile perché investe l’essere nella sua realtà autentica. La realtà autentica dell’uomo è sempre in contrasto con la sua manifestazione superficiale. Voi siete legati alle vostre leggi, ai vostri vincoli, alle vostre regole, alle vostre educazioni formali, alle vostre culture apparenti, e per poter mettere in movimento le esigenze profonde dovete compiere uno sforzo, oppure dovete essere educati o rieducati in maniera che lo sforzo diventi più lieve. Il fatto tragico della vostra vita sta nel non capire che l’esistenza dell’uomo ha un volo breve e che miliardi e miliardi di esseri umani hanno sacrificato ogni libertà e ogni velleità in nome di pseudo dottrine e di pseudo principi chiamati morali per convenzione, senza operare mai una verifica, senza mai chiedersi se quella determinata regola era giusta o non era giusta.
Certo, esistono anche regole giuste, noi non parliamo di una forma anarchica della vita. Quando ci riferiamo a un certo tipo di idealismo e di dottrina, desideriamo che l’intera collettività la pensi in un certo modo, anche se sappiamo che questo non è possibile. Sappiamo, inoltre, che a causa della mediocre evoluzione degli uomini tutto quello che diciamo non potrà integralmente accettarsi. Sappiamo che per la mancata diffusione di un certo tipo di cultura etica, scientifica, umanistica, è impossibile che gli uomini accettino tutto quello che noi diciamo. sappiamo che l’evoluzione dello Spirito stesso non consente da questo punto di vista di capire la materia se non quando scatta un certo livello evolutivo. Sappiamo infine che molta parte del nostro discorso può avere un risvolto utopistico, ma sappiamo anche che questa è la verità in nome di una considerazione fondamentale, quella sulla caducità della vostra esistenza: oggi siete in piedi, tra un’ora potreste essere morti. Questo è un fatto che nessuno può confutare. Ora, se veramente lo Spirito c’è, e se voi credete nella sua esistenza, ritengo che la vostra vita dovrebbe essere dedicata a questo Spirito. Si capisce, non in forma alienata, perché essa sarebbe quella mistica e noi la rifiutiamo, ma in una forma cosciente e coerente. Lo Spirito deve pur voler qualcosa per stare qui assieme a questa materia che nell’economia universale non esiste ed è quindi inutile di per sé, nella sua forma espressa. Dunque se essa c’é delle buone ragioni devono esservi: queste ragioni non possono essere ricercate nell’inutile vita di tutti i giorni, nel vostro muovervi come lumache alla ricerca di qualche larva per nutrirvi. La vita deve bene avere un senso diverso, una direzione occulta che sfugge alla visione superficiale delle vostre velleità di tutti i giorni, un senso che invece l’essere deve ritrovare. Questo
senso può essere nella dimensione occulta del mistero che è dentro di voi, di questo entrare nella vostra materia, nel tagliarla, in questo quasi spasimare nelle sensazioni del mondo, nelle percezioni che vi giungono e vi colpiscono da tutte le parti, e che voi, sordi, non riuscite a cogliere, a vedere, perché tutto vi acceca. Da quando nascete a quando morite camminate con delle grosse lenti affumicate per non vedere, oppure per guardare solo in una certa direzione. Lenti affumicate dove ci sia al centro solo un piccolo foro, come quando si bardano i cavalli perché guardino diritti: così siete voi, senza sapere che a destra e a sinistra vi sono altri panorami, altre cose da scorgere, altre cose da guardare.
Voi non guardate perché vi costringono a non guardare nel momento stesso in cui vi dicono: la vita va svolta così, questa è la regola. Se vuoi stare nel mondo devi vivere così!…
La questione è che voi solo come spiriti, nel mondo non volete starci. Se ci siete è perché c’è un’utilità, un’utilità dello Spirito. La materia è nostra serva: essa viene utilizzata perché, detto in termini brutali, essa va sfruttata ai fini della conoscenza universale. Così come non ci preoccupiamo di una goccia d’acqua che cade in terra perché esistono mille altre gocce a rimpiazzarla, così non ci preoccupiamo neppure un momento della vostra vita materiale. Ed ecco perché Dio si disinteressa di voi: perché la vostra esistenza fisica non esiste, è solo lo Spirito che conta.
Mettetevi bene in testa che qualunque cosa possiate fare è sempre materia che agisce con la materia, e se qualcosa passa allo Spirito è perché lo Spirito, avendo compresa la lezione, fa sì che le informazioni della materia passino a lui. La materia non conta ed è nostra serva, ripeto: nostra e vostra! Noi la sfruttiamo, la usiamo nella maniera più brutale del termine, e bisogna avere il coraggio di affermarle e sostenerle queste cose, tant’è vero che noi lasciamo che la materia si corroda, che la materia si distrugga, che la materia si ammali, che ci dia sensazioni violente, che il corpo entri in tumefazione, che il corpo si avveleni.
E nessuno muove un dito: salvatevi da soli, se ne siete capaci e se potete; la questione a noi non interessa. Questa è la verità brutale, ed è in nome di questa verità che è sempre calata una barriera tra il mondo dello Spirito e quello della materia. Per questa ragione voi non avete mai avuto la dimostrazione dell’esistenza dello Spirito e di Dio, perché come spiriti siamo molto lontani dalla vostra materia e non rispondiamo alla richiesta di una materia che è da noi brutalizzata ai fini dell’evoluzione. Essa non esiste e non conta: alle sue domande non c’è risposta.
Ora, voi potete girare e rigirare come volete queste affermazioni, ma in nome del nostro principio e partendo dal nostro punto di vista, non potrete trovare nessun argomento di confutazione. Dovete riconoscere che se lo Spirito esiste, le cose devono stare così. Ora, voi potete richiamare il vostro Spirito alla vostra coscienza e così potete coinvolgerlo nelle vostre operazioni materiali. Ben venga tutto ciò, tutto ciò è utile perché tanto più richiamate lo Spirito tanto più lo arricchite. È lo Spirito che deve discendere nella materia, non è la materia che deve sublimare lo Spirito. Abbiamo capovolto l’antico concetto secondo il quale la sublimazione dello Spirito doveva costare la repressione della materia.
L’abbiamo capovolto perché le cose non stanno così, perché è lo Spirito che entra nella materia e l’usa come crede, e la subisce perché il subire costituisce evoluzione. È in questo nucleo di dottrina che si annida la verità del rapporto tra il nostro mondo e il vostro.
Certo, l’avete dimenticato: ma ora siete come spiriti e mi ascoltate attoniti. I vostri spiriti vibrano e avvertono il mio pensiero e in loro si risveglia la vibrazione della verità e si sentono scuotere, quando formulo questi pensieri. Essi non sanno perché hanno dimenticato e, se ricordano, non osano crederci compiutamente, e quando ci credono restano perplessi e si domandano come sia possibile scuotersi dal giogo che avviluppa la carne per far trionfare la verità. Il che poi, vedete, paradossalmente significa far trionfare lo Spirito. Solo che lo Spirito non ha i programmi che voi gli avete assegnato con le vostre teoriche fasulle: lo Spirito ha altri programmi, perché, sì, vivere come noi diciamo significa proprio affermare lo Spirito, ma chi ha mai indicato questo programma? Chi ha mai chiesto cosa viene a farci lo Spirito in Terra? Ecco che dunque, rispetto a questa verità, chi l’ha capita – e certo anche il Cristo la conosceva – non ha alcuna perplessità nel farsi inchiodare in croce: – voi mi inchiodate, ma io resuscito perché, tanto la materia non è niente.
– Non potete uccidere lo Spirito, diceva Krishna, potete uccidere un corpo, dunque uccidetemi pure (Il riferimento è ancora una volta alla Bhagavad Gita, nel cui testo il concetto è presente in più versi, specialmente nel Cap. 2, il verso al quale si riferisce Andrea è probabilmente il n. 30, il cui primo periodo recita: “O discendente di Bharata, colui che risiede nel corpo è eterno e non può mai essere ucciso”. – Nota del curatore.) -. Ecco che profonde verità furono già intuite, ma in atmosfera culturale, mistica, nella quale poteva sfuggire il senso e la completezza del compito e del fine della vita. Molte verità furono intuite, forse in misura capovolta, come il prostrare il corpo per elevare lo Spirito. Noi diciamo: usate il corpo perché funzioni lo Spirito, perché lo Spirito ha bisogno di vita ed è venuto in Terra per vivere, non è venuto per avere un corpo morto. Tutto questo deve essere colto nella sua dimensione più autentica. Le nostre affermazioni, come tutte le affermazioni di verità, possono raggiungere alcuni di voi, anche nella loro forma utopistica, vanno cioè dimensionate secondo le vostre strutture. Come tutte le verità vanno enunciate e non commentate, vanno “appercepite”, vanno digerite a livello della coscienza.
Le cose stanno così: per molti potrebbero non stare così, e non importa. Ciascuno però riceve ugualmente una fustigata: è costretto a pensare, a riflettere, e riflettere e pensare è già uno dei modi per servire lo Spirito, ed è ciò che alla fine deve contare per tutti.
D. – Torniamo un momento indietro. Cerco di forzare il discorso su quei miliardi di spiriti che non si sono liberati delle condizioni della Terra dal punto di vista della società, della morale, della pseudo-morale. Quindi mi sembra un po’ accademico che le cose dovevano essere fatte diversamente, che lo Spirito viene per queste e queste ragioni. Dici: avete camminato come ciechi per millenni. Ma, evidentemente, ci deve essere una coerenza stretta, una stretta proporzione tra il livello culturale del tempo e quello mentale, quindi in rapporto al danno subito a livello di singolo…
A. – Io non parlerei di danno, perché in fondo. si tratta solo di un rallentamento. Non si può parlare di danno. Il danno, in assoluto, non esiste per lo Spirito.
D. – Quindi, evidentemente, non c’è neanche oggi uno sforzo che tenda a rendere lo Spirito nel corpo più cosciente delle sue necessità, ma è tutto armonicamente sviluppato secondo le possibilità attuali, contingenti dell’uomo…
A. – Sì e no. Diciamo che l’accentuazione c’è stata, ma non si può parlare di forzatura.
D. – Si può parlare dell’accentuazione di un determinato fenomeno, anche se limitato?
A. – Si capisce. Quando si deve operare per grandi mutazioni, esse devono essere diluite.
D. – Il nostro tempo, tutto sommato, non mi sembra che sia quello più opportuno per fare questo con una società in cui il materialismo ha il sopravvento su tutto… Forse la spiritualità può risorgere e solo sotto un aspetto mistico, per la ricerca che l’uomo fa di altri valori, irrazionalmente, da un punto di vista intuitivo. Mi sembra perciò che i tempi comunque non siano ancora maturi.
A. – Non è così, perché, vedi, quello che sta avvenendo da voi è già una mutazione, in base alla quale voi state cambiando modi di pensare. Non importa se si tratta di un momento materialistico o no. Direi che quello che voi potete credere sulla Terra non interessa lo Spirito, al quale necessita un terreno “operativo” più adatto, che poi il corpo creda o non creda non ha molta importanza per lo Spirito.
Il problema della vostra fede è un fatto vostro, che non può interessare il mondo dello Spirito, proprio per la caducità della vita umana. Tutto ciò che potete credere non ha quindi molta importanza…
D. – Pare invece che l’abbia perché se crediamo a quello che tu ci dici riusciamo a creare un tipo di vita che viene ad agevolare lo Spirito…
D. – No, è diverso. L’importante è abbattere i tabù della società passata.
D. – Ma anche questo è in funzione apparente dello Spirito…
D. – No, può anche non essere in funzione apparente dello Spirito.
A. – Ecco, può non essere in funzione apparente. In realtà una società può modificarsi e attuare una migliore norma di vita, anche se non teorizza tutto questo o non lo finalizza allo Spirito.
Poi bisogna aggiungere che voi siete appena all’inizio di una certa rivoluzione, diciamo così, e la sua conclusione voi non la vedrete, in Terra. Quindi quello che accade adesso non deve costituire una norma accertata e già completa, cioè una verità già esaurita in sé, ma una verità che comincia appena a schiudersi. Molte cose si normalizzeranno, si creeranno nuovi letti in cui scorrerà il fiume della Terra. Voi ne vedete l’inizio e la prospettiva vi sembra quindi un po’ buia. In realtà essa non è affatto buia. Poi, in questo discorso s’inserisce anche quello che dicevo prima, cioè che – tutto sommato – la breve vita del corpo può essere svolta indipendentemente, purché lo Spirito possa avere determinati strumenti per cogliere certe esperienze umane. Che il corpo la pensi in un modo o nell’altro, è teoria e non interessa lo Spirito. Allo Spirito interessa l’azione, la pratica e questo si ricollega a una cosa che noi (e anche le religioni) abbiamo sempre detto e cioè che contano più le azioni che le intenzioni. Tutte le vostre intenzioni, morali o pseudo morali, le vostre teorie, le vostre eventuali accettazioni non servono a niente, conta la pratica della vita, quello che veramente fate. (In altri termini ciò che conta per lo Spirito è l’esperienza direttamente tratta o derivata dal vissuto pratico, reale. – Nota del curatore.).
D. – “Sarete giudicati per quello che avrete fatto e non per quello che avrete creduto”.
A. – Esatto.
D. – Ma allora qual è esattamente la tua funzione?
A. – Vedi, è difficile dirlo. Intanto potrei risponderti – in un senso molto ristretto – che serve a parlare con un gruppo di uomini quali voi siete, un gruppo che può anche diventare più grande e che può, se alcuni di voi mi aiuteranno, diffondere un certo tipo di dottrina indipendentemente dal suo “autore”.
Ponete il caso che qualcuno riesca a elaborare, a isolare un corpo di dottrina, a trasformarlo in una sintesi di tipo filosofico, fate voi secondo le vostre preferenze. Bene. Io credo che già, immediatamente, questo tipo di dottrina potrebbe interessare qualche migliaio di persone; il che, naturalmente, può non essere niente, come può anche rappresentare qualcosa. I semi possono germogliare anche a distanza di tempo. Non sempre essi germogliano subito. Può darsi che debba passare qualche secolo e che voi dobbiate soltanto seminare e che a distanza di qualche secolo venga ritrovato e venga riconosciuta la vostra iniziativa, la vostra autorità in materia.
Naturalmente non mi sono preoccupato di voi, intendiamoci bene, nel parlare qui; mi sono soprattutto preoccupato della possibilità di cominciare a porre un discorso nel bel mezzo di quel materialismo che indicavi, un discorso che, opportunamente rielaborato, può cominciare a essere un primo fronte di attacco – per usare questo termine – a un certo tipo di materialismo. Ciò, naturalmente, sfruttando una disciplina già esistente quale la vostra (La parapsicologia. – Nota GdS.), e quelle affini, capaci di creare un fronte, un movimento d’urto, di ostacolo: un presidio col quale dover fare i conti.
Tutto ciò potrebbe anche apparire come una sorta di nuova e strana religione perché la scienza è anch’essa una specie di religione. Tutto dipende dalla maniera con cui riuscirete a fare qualcosa.
È quindi difficile vedere gli effetti subito. Potreste dire: per quale ragione ti sei scomodato a parlare di tutte queste cose. Potevi farne a meno, magari avresti potuto parlarcene dopo morti, oppure mai… Però nessuna cosa giunge a caso. In fondo, Cristo cominciò con dodici apostoli, che non erano tanti, se vogliamo. E dopo duemila anni egli resiste ancora. Ora non voglio fare confronti, non esistono confronti che si possano fare tra il vostro discorso e il Vangelo, perché sarebbe assurdo. Diciamo semplicemente che il numero delle persone non importa: può essere importante soltanto l’originalità di un’impostazione quando risolve un determinato problema…
D. – Mi è sembrato di cogliere in certi momenti di B. (Un’altra delle Entità che comunicava nelle sedute. – Nota GdS.) una non completa convinzione circa questa motivazione della vita, e ciò è strano venendo da parte di un’entità del tuo gruppo. O mi sbaglio?
A. – No. Può capitare qualche volta che qualche altra entità possa
rimanere perplessa sull’opportunità di certe cose, di certe affermazioni, e allora è portata a dubitare, a confutare.
D. – Ma dovrebbe essere una verità irrefragabile, almeno per quelli che ti sono vicini!
A. – Sì, lo è, ma qui è in discussione soltanto il giudizio personale di un’entità, la quale può non condividere, dal suo punto di vista. l’opportunità che si trattino alcuni problemi, non la sostanza di essi. D’altra parte, volevo anche aggiungere questo: che come giustamente diceva anche Gesù, vi sono cose che si possono dire in privato e altre che si possono dire in pubblico. Voglio dire che dovete anche rendervi conto di come io potrei sentirmi fortemente perplesso al pensiero di coinvolgere tanta altra gente in questo aspetto della questione.
D. – Quindi tu fai una distinzione tra la suggestione immediata che può venire dalle tue parole e quella che può esercitarsi attraverso ciò che scriviamo…
A. – Quello che scrivete può essere rielaborato, può essere arricchito anche di elementi culturali; può insomma diventare qualcosa d’altro. In ogni caso voi dovete sempre cogliere l’essenza delle dichiarazioni che io vi faccio di volta in volta e ritenere che, via via che progredite sul cammino della vostra evoluzione, varie e altre verità vi saranno dette e comprenderete…
D. – Tu temi soprattutto i fraintendimenti.
A. – Soprattutto questo.
D. – Torniamo a quello che diceva G. prima, cioè a quelle rivelazioni precedenti ai tempi attuali, rivelazioni clamorose, che hanno determinato uno scuotimento nell’ambito di una certa filosofia e di un certo periodo, ce ne sono state diverse. Ora non riesco a capire perché anche la tua in effetti non potrebbe essere una di queste tante filosofie nuove; perché essa non sia comparsa prima. Tutto sommato, lo stesso cristianesimo, lo stesso Cristo, per quanto sia stato preceduto dai profeti, ha dato una visione della vita completamente differente.
E quindi non vedo il perché di ciò, in effetti, per parlare solo di Cristo o di filosofi ancora precedenti, naturalmente.
A. – Ecco, si tratterebbe anche di vedere se veramente sono state dette cose differenti o se alla luce di quello che sapete, molte rivelazioni evangeliche non debbano subire delle interpretazioni diverse.
D. – Io non credo: non sono molto d’accordo. Cose così rivoluzionarie non sono mai state dette, che io sappia. Cose cioè che rivoluzionano completamente il senso della vita.
D. – Il fatto stesso che vi siano stati dei profeti che abbiano cominciato a proporre un certo tipo di vita differente, nuove idee, a proporre delle nuove situazioni sociali, è stata una preparazione…
D. – Sì, ma si è sempre predicato il disprezzo della vita, il disprezzo della materia. Qui invece il concetto si capovolge; dobbiamo servirci della materia, la si rivaluta ai fini dello Spirito, si sublima l’idea della materia.
A. – Pur riconoscendo che non ha importanza.
D. – D’accordo. Pur riconoscendo che in sé stessa non ha importanza, ma solo come strumento.
D. – La vita in sostanza non cambia: si ha l’eliminazione di certi tabù, ma sostanzialmente essa non cambia perché lo Spirito fa comunque esperienze. Quindi, come prassi di vita il fatto non è sostanziale. È la possibilità data a questo Spirito che, entro certi limiti, può essere nuova…
A. – Sì.
D. – Quindi (io parlo sempre ipoteticamente) si sarebbe potuta creare una situazione simile a quella del Cristo, cioè profeti che preannunciavano una certa verità che evidentemente veniva così sviscerata e che poteva comparire molto prima a beneficio degli spiriti stessi.
A. – Ma vedi, alla questione del perché ciò non sia avvenuto prima non c’è una risposta che io possa darti. Perlomeno io posso solo risponderti che, dal punto di vista della legge, questo era il momento opportuno. E purtroppo – e metto il “purtroppo” tra virgolette – di fronte a questa affermazione non c’è discussione che tenga.
Cioè, a un certo punto voi dovete accettare questo fatto incontrovertibile che è la dimostrazione dell’assunto stesso, e cioè che io sono qui ora. Questo deve avere una ragione, naturalmente, che è quella che io ho detto, e cioè che questo era – a nostro avviso – il momento buono, altrimenti non saremo qui. È un discorso che non può farsi a posteriori. Sarebbe come dire: perché non è avvenuto un secolo prima o un secolo dopo? Quegli spiriti non hanno ritenuto opportuno spostare i tempi dell’incarnazione, e poiché si è trattato di grandi incarnazioni, cioè di spiriti che hanno mutato la cultura del mondo, era dunque quella una scelta concordata, per tutta una serie di ragioni, molte delle quali – direi – sono “nostre”. Come fu opportuna la nascita di Cristo allora. Certo, a questo punto si può anche dire; perché un Cristo qualsiasi non torna un’altra volta sulla Terra? Anche questa sarebbe una domanda. Ma essa non può avere una risposta precisa, perché il Cristo può tornare in mille altri modi, se vuole. Voglio dire che non si possono spostare i tempi della storia con le suggestioni di possibili “perché”; non esiste risposta a questo. Ritornate un’altra volta nel mistero di questa Terra che, tutto sommato, subisce la nostra volontà e subisce dunque l’ordinamento spirituale che riteniamo di dovervi dare.
D. – Quindi, parafrasando Leibniz, possiamo dire che questo è il modo migliore degli interventi possibili.
A. – Certamente. È il modo migliore perché scelto da noi. E bada che questa non è un’affermazione che contiene un senso di superiorità nei vostri riguardi come spiriti, ma la contiene soltanto nei vostri confronti come uomini.
Comunque, ad alcune risposte di questa sera ho dato un tono volutamente “rivelatorio”, imperioso, non dialettico perché questo in origine avrebbe dovuto essere il senso del rapporto tra voi e noi.
Cioè un rapporto in base al quale io semplicemente affermo e voi accettate (o non accettate) anche se l’affermazione stessa può ricevere una sua dimostrazione. Ma io non ho mai voluto imporre questo tono alle nostre conversazioni e abbiamo adottato una forma dialettica di reciproca possibile confutazione, perché questa. a mio avviso (sulla scorta di esperienze che i filosofi dell’antichità hanno avuto sul dialogare con l’uomo) poteva dare il miglior risultato. Quindi abbiamo evitato la forma rivelatoria che mal si addiceva, oltre tutto, a un’epoca come la vostra che vuol dialogare razionalmente perché ha ancora migliaia di perché senza risposta.