La materia non ha un interno.
«Per esterno — dice Andrea — intendiamo la cosa più semplice che possedete, anche se è la più complessa: la realtà del mondo fenomenico quotidiano. Per noi questo è l’esterno che contrapponiamo ad un interno, perché noi siamo l’interno e quindi il «noi» assume una valenza spiccatamente spirituale ed immateriale perché non solo rappresenta, ma «ci» rappresenta, nei confronti di questo esterno, cioé della realtà fenomenica universale, parte della quale è l’ambiente in cui sono immersi i corpi e ciò in cui è immerso il corpo: cioé l’Universo infinito, rappresentativo, tangibile, l’Universo della pietra, l’Universo duro, l’Universo che non ha le radici dell’autonomia e dello Spirito. Dunque per esterno intendiamo tutto ciò che non appartiene allo Spirito.
Naturalmente questa è una classificazione fugace, veloce, perché strette inerenze vi sono tra l’interno e l’esterno, ma noi preferiamo chiarire questa proposizione fondamentale, esservi cioé un esterno contrapposto ad un interno.
Allora — ribaltando sintatticamente il discorso —, perché diciamo che bisogna cercare l’interno, avendo detto che noi siamo l’interno? Ma perché nel momento in cui, in quanto uomini, formuliamo la domanda, non siamo più un interno, ma siamo un esterno che formula domande, cioè siete un coacervo linguistico, sintattico, cerebrale, pensante, siete ovverossia una mente umana, materiale, che cerca la propria dimensione spirituale e, dunque, cerca una internalità che le è tutta esterna, perchè la materia non ha un interno.
I corpi immersi in una materia posseggono un interno quando lo riconoscono e quando di questo interno vivono le funzioni; perciò l’uomo dirà che possiede un interno nel momento in cui le funzioni dell’interno appaiono evidenti. Qualora non apparissero evidenti, la domanda dell’uomo sarebbe peregrina; ed infatti l’unico essere che rivolge a sè medesimo la domanda sulla propria internalità è soltanto l’essere umano. Ed è l’unico che può dunque valutare l’opportunità che la domanda stessa provenga da funzioni superiori, cioè quelle funzioni delegate al potere dello Spirito». («Leggere un Maestro»; p. 97. Monografia del Centro Italiano di Parapsicologia di Napoli).