Tra i Principi fondamentali che regolano ab-aeterno l’Universo, oltre a quello dell’Evoluzione dello Spirito, vi sono quelli dell’Equilibrio, dell’Esistenza e della Realtà. Qui il discorso di Andrea è estremamente duro e difficile. Il lettore non aduso al discorso filosofico — matematico può anche saltare questo capitolo senza gran danno per la comprensione generale della dottrina. Ne diamo però qualche cenno. «Il Principio d’Equilibrio dal quale si estrinsecano poi tutte le cose, — dice Andrea — non è né un principio spirituale né un principio materiale: il Principio di Equilibrio, alle origini, per quanto può riguardare la diretta manifestazione di Dio, non è altro che un atto creativo estremamente logico; è un atto creativo che impegna nella profonda sua essenza il centro stesso dell’infinito e quindi è un Principio astratto che si manifesta concretamente allorché determinate forze, fuori dal Principio unico divino, si frantumano e, nella frantumazione, per quel principio di coesione divina, tendono a ricomporsi e diventano ciò che chiamiamo realtà. Sicché lo spirito ricalca moralmente taluni principi che non sono espressi nella Legge fisica, ma che la Legge fisica ha tratto certamente dalla Legge di Dio» (CDA 2/1990 pag. 48). Infatti, anche nella legge fisica troviamo il principio di equilibrio, ma non come espressione di una qualificazione morale, come succede, invece, quando questo principio viene denotato spiritualmente. Così «lo Spirito trasforma un principio meccanico in un principio spirituale», riconoscendo la volontà ed il segno di Dio «in quello che invece, in maniera autonoma, in maniera istintiva, avviene in tutte le altre forze della natura» (CDA 5-6/1992 pagg. 204-205).