Il laboratorio di meditazione

Il laboratorio di meditazione

Meditazione significa laboratorio di ricerca e non stare con gli occhi chiusi sgranati a guardare il sole, la luna o un punto immaginario.

Meditazione significa lavoro continuo e quotidiano in se stesso, con se stesso, per scovare questo Spirito, per dargli un preciso riconoscimento interiore. Lavoro che ciascuno deve fare da solo, perché quello che credi tu non può crederlo un altro, quello che percepisci tu non lo può percepire un altro e tu non puoi trasferire quello che hai capito, quello che hai sentito ad un altro, nello stesso modo come tu, amando una persona, non puoi darle il senso di questo amore se non negli atti fuorvianti della vita. Ma la percezione del sentimento, quello che tu senti dentro, quello lo sai soltanto tu e solo tu puoi valutarlo, se ci riesci. E non puoi trasferirlo se non facendo delle operazioni traduttive; questa è l’operazione di ritrovamento e di riconoscimento del proprio se stesso interiore, del proprio Spirito.

È un’operazione soggettiva. Ecco perché meditare significa entrare in questa disposizione di laboratorio interiore per ottenere le risposte dentro di voi, facendovi aiutare, aiutandovi; ma sostanzialmente nessuno insegna la verità ad un altro. Ciascuno dà ad un altro solo quello che possiede, l’altro lo elabora e lo rielabora e si costituisce nel proprio riconoscimento. Non esiste un autoriconoscimento generalizzato, non esiste qualcosa di cui possa dirsi: tutti gli Spiriti credono in questo. Sì, entro certi limiti, tutti credono in quelle che sono le realtà oggettive, poiché non si può fare a meno di accettare l’oggettività, ma ciascuno si rivolge alla oggettività secondo una soggettività personale, individuale; ognuno di voi, da questo punto di vista, è un essere singolo e credo che su questo punto non ci sia bisogno di dimostrazioni, talmente è ovvia la diversità tra gli esseri viventi.

Questo è un nuovo modo di portare avanti la ricerca e la conoscenza interiore. In questo modo ciascuno è testimone di se stesso». (Racc. Lez. 17-1 1990).

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