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Le pagine che seguono sono una introduzione alle raccolte bimestrali cartacee Comunicazioni dalla Dimensione X (CDX) di Giorgio di Simone e, a partire dal 1991, Comunicazioni di Andrea (CDA) di Corrado Piancastelli. CDX e CDA riportano le comunicazioni medianiche del Maestro Andrea al C.I.P di Napoli. Sono pagine descrittive molto importanti per comprendere tutto il lavoro di trascrizione, correzione, commento e annotazione da me fatto delle Comunicazioni stesse.
© Copyright Marcello Carraro per esecuzione complessiva con esclusione dei testi trascritti.
IL MAESTRO DI VERITÀ
INTRODUZIONE
(NOTA DEL CURATORE)
Questo libro e quelli che seguiranno riportano una delle più incredibili esperienze che siano state vissute da un uomo. Un’esperienza di medianità straordinaria per la sua lucidità, coerenza logica e razionale, e continuità nel tempo. Siamo di fronte a una delle più grandi fenomenologie mai esistite e sicuramente una delle maggiormente documentate scientificamente, medianità che non si è distinta per gli “effetti fisici” che solitamente accompagnano queste manifestazioni, ma per lo straordinario livello che – per oltre mezzo secolo – è venuto a dispiegarsi sul piano della Conoscenza umana e degli elementi metafisici e spirituali che sono andati delineandosi con un livello di razionalità dialettica impareggiabile. Stiamo parlando di comunicazioni a voce ottenute attraverso una trance definita “a incorporazione”, in cui il medium parla con una voce totalmente differente dalla propria, come hanno attestato studi scientifici. Il medium alla fine della seduta non ricorderà nulla di quanto è stato oggetto della seduta stessa.
Qui si tenterà di dare una sequenza organica e sistematica all’ enorme materiale che è stato pubblicato in quasi quarant’anni dal Gruppo di persone che si è incaricato di organizzare con grande impegno e sacrificio la pubblicazione e la diffusione delle pubblicazioni, sotto l’aspetto prima di due piccoli testi, poi di fascicoli bimestrali, inizialmente raccolti in un volume, e poi editi solo come bimestrali.
Siamo di fronte a un compito difficile e il curatore si scusa sin d’ora se non è stato all’altezza di revisionare, correggere e annotare una massa enorme di materiale come quello che è scaturito da quasi quarant’anni di pubblicazioni. Questa operazione di raccolta organica e sistematica è iniziata e proseguita attraverso problemi di ogni tipo, principalmente di ordine informatico e organizzativo, ma anche – a suo tempo – per mancanza di collaborazione da parte di chi avrebbe avuto tutto l’interesse alla divulgazione di questo straordinario insegnamento. La causa fondamentale della difficoltà di sistematizzare – tramite l’elettronica- il materiale è da imputarsi alla poca “consapevolezza informatica” del contesto da cui tale materiale era scaturito. Nelle sedute medianiche il rapporto tra le Entità comunicanti e i partecipanti – siano essi stabili o saltuari – è sempre da considerarsi fondamentale per molteplici ragioni. Siamo infatti in presenza di un fenomeno delicatissimo perché coinvolge i livelli più profondi di tutti i partecipanti, dello stesso medium e anche delle entità comunicanti o che comunque si presentano in seduta. In effetti la seduta non si deve considerare un semplice dialogo disimpegnato o a volte solamente curioso, cosa che avviene per taluni, ma un vero e sentito confronto che dovrebbe invece essere attentissimo e trovare il massimo impegno e concentrazione da parte di tutti. Dovrebbero essere bandite, per esempio, tutte le condizioni e gli elementi di disturbo emotivo: preoccupazioni, sofferenza psicologica, ansie, tensioni ecc. È inoltre richiesto– di fatto – un livello culturale e di intelligenza speculativa quanto mai elevati, specialmente nei Cerchi o circoli medianici che trattano problemi a livelli avanzati; stati di difficoltà di comprensione, distrazione o addirittura noia, che fossero collegati alle comunicazioni in corso, creerebbero essi stessi difficoltà al manifestarsi del fenomeno. Purtroppo non sempre nell’ambito spiritualistico è possibile affrontare temi di semplice comprensione o di facile accesso intellettuale, anche se ovviamente nessuno è escluso o considerato inadeguato. Il livello di capacità intellettiva in un gruppo di una trentina di persone è per forza di cose quanto mai vario, ed è giusto e naturale che sia così, mentre teoricamente dovrebbe tendere a uno stadio quanto mai uniforme al livello più alto possibile. Queste condizioni e questo livello qualitativo nei partecipanti sono però rarissimi, se non di fatto inesistenti o impossibili a ottenersi, per cui dalle pubblicazioni dei Cerchi medianici è molto spesso evidente una disparità tra Entità comunicanti e la banalità concettuale delle domande e degli interventi anche ripetitivi dell’uditorio, il quale, per affinarsi, dovrebbe quanto meno rimanere costantemente negli anni sempre lo stesso, costituendo una sorta di circolo chiuso, in modo che si verifichi un processo comune di avanzamento e acculturazione che possa essere consono alle Entità comunicanti. L’uditorio andrebbe addirittura strutturato con studiosi di alto livello in singole branche, come la filosofia, la teologia, la psicologia ecc. Nell’ambito del C. I. P. di Napoli, per esempio, un’area ben rappresentata fu quella artistica, grazie alla presenza di un noto pittore.
Questo livello complessivo e articolato di capacità non sempre si raggiunge, anzi quasi mai, e l’inserimento, fra i partecipanti alle sedute, di persone nuove fa inevitabilmente scadere nuovamente i livelli sia del dialogo sia del confronto. I nuovi entrati, infatti, quasi mai sono allo stesso livello di quanti ormai hanno una lunga esperienza di partecipazione impegnata, con tutto ciò che questa comporta a livello di qualità culturale e – maggiormente importante – di conoscenza acquisita.
La particolare medianità di cui trattiamo, la quale si è sviluppata per un lunghissimo periodo, dal 1946 al 2005 circa, ha avvertito in maniera particolarmente accentuata questo problema, ma esso, come abbiamo visto, è di difficilissima soluzione pratica. I processi intellettivi, di acculturazione, di affinamento, di sviluppo ecc. che si sono posti in atto nel primo nucleo, o comunque tra i più vecchi partecipanti, non erano trasferibili; si trattava di condizioni esperienziali ed esistenziali che in pratica – in questo caso – avevano le connotazioni di un’intera esistenza.
Trasferire una conoscenza quantitativa e qualitativa di questo livello ai nuovi partecipanti diventa un compito quasi impossibile, anche perché sarebbe necessaria anche un’enorme duttilità mentale per poter sovvertire una larghissima parte delle credenze, delle convenzioni, delle sovrastrutture, dei condizionamenti culturali ecc. che fanno parte integrante della vita nei suoi vari piani, personale, sociale, religioso ecc. Situazione difficilissima da realizzare, specialmente quando vi siano radicate convinzioni o adesioni religiose convenzionali e tradizionali, che sarebbero le prime a essere completamente travolte da concetti avanzati, i quali chiederebbero di riconsiderarle e, spesso, di superarle complessivamente.
Lo sviluppo delle dottrine e dei loro capisaldi teorici (con tutte le loro diramazioni e conseguenze) sono praticamente diventati nel tempo un intero scibile a livello umano e spirituale, questo è stato il risultato di questa eccezionale medianità intellettiva come di fatto appare complessivamente ai nostri giorni.
Il numero dei temi trattati e approfonditi e delle loro diramazioni è risultato talmente vasto che le sole titolature sono tanto estese e complesse da essere quasi inaffrontabili sul piano della ricerca specifica, e le trascrizioni delle pubblicazioni assommeranno a migliaia di pagine computerizzate. Da tutto questo i problemi di metodologia e di sistematizzazione di questo enorme complesso di comunicazioni diventano a tutti evidenti, anche se si tratta di aspetti non ancora sviluppati. Anzi lo stesso metodo monografico fu abbandonato dal CIP dopo otto fascicoli annuali per affrontare altri ambiti considerati prioritari sotto il profilo degli obiettivi di allargamento conoscitivo e culturale. L’ambito monografico è pertanto totalmente aperto allo sviluppo di ulteriori e importantissime tematiche, che però possono essere affrontate in maniera valida e completa solo con lo strumento informatico, per l’enormità del materiale da esaminare e selezionare. Chi scrive affrontò la schedatura e l’indicizzazione manuale in maniera approfondita, ma dovettero essere abbandonate per l’impossibilità di giungere a risultati validi e completi, per molte ragioni pratiche, non ultima quella che il loro numero era diventato enorme!
La difficoltà fondamentale è nella struttura del linguaggio usato dall’Entità Andrea, talmente razionale e dialetticamente impostato, così concentrato e ristretto che le sue sintesi e definizioni occupano ciascuna poche righe. Riassumere diventa praticamente impossibile, tale è la fittissima concentrazione di concetti e proposizioni in gran parte del testo. In altri termini una schedatura e indicizzazione vera e propria non è fattibile, perché riproporrebbe buona parte dello stesso testo originale, né – ammesso che fosse possibile – sarebbe pratico cambiare i termini originali per l’impossibilità di poterli ritrovare a posteriori, in sede di analisi e ricerca semantica computerizzata.
La struttura di questo linguaggio andrebbe essa stessa studiata in maniera approfondita per l’eccezionalità che rappresenta in tutti i suoi aspetti.
Un processo di acculturazione rivolto a nuovi partecipanti richiederebbe ormai come minimo degli anni d’impegno e di applicazione per dare un livello accettabile di conoscenza complessiva, sempreché – ovviamente – già preesistano solide basi culturali, possibilmente di tipo umanistico. Anche qui si presenterebbero però delle grosse difficoltà poiché nei nuovi partecipanti sarebbe necessaria una duttilità di mente e di pensiero difficilmente riscontrabile, visto che l’ambito della dottrina porta a cambiare necessariamente quasi tutte le basi del pensiero religioso e convenzionale. Quanti in pratica vorrebbero o accetterebbero coscientemente di entrare in un ambito trasformativo di questo tipo?
La sola lettura dei Capisaldi Teorici della Dottrina, senza considerare tutte le conseguenze e le implicazioni che sottintendono, presuppone già un processo totale di destrutturazione del pensiero convenzionale e religioso così com’è impostato attualmente a livello umano e storico.
Lo sviluppo del dialogo e della ricerca in un Cerchio medianico, con medianità di tipo intellettivo, è perciò strettamente legato alla qualità dei partecipanti, e alla loro capacità di essere controparte qualitativamente valida, attenta, e con qualità fortemente speculative e di analisi, in altre parole i processi intelligenti devono essere portati al loro limite estremo d’impegno, per non parlare di quelli intuitivi e anche spirituali, se così si può dire. Si tratta di considerazioni di grande importanza che la stessa Entità comunicante ha affrontato in maniera particolare, oltreché precisa e approfondita, nel Cap. 11 “Monito alle coscienze” (Anno 1980 pag. 66/440 – pag. 565) che raccomandiamo vivamente di leggere subito dopo questa nota; come prologo e introduzione non crediamo possa esservi nulla di meglio.
Nel Cerchio del C. I. P. di Napoli il compito d’interlocutore diretto e principale fu assunto nel 1951 in modo estremamente valido dal prof. Giorgio di Simone (GdS nelle Presentazioni e nelle note) la cui incisività e capacità di sintesi e analisi sono state eccezionali per un periodo lunghissimo: il prof. Giorgio di Simone costituì la parte “visibile ed esterna” del Cerchio in quanto il medium dott. Corrado Piancastelli conservò sempre un estremo anonimato (durato ininterrottamente 45 anni, sino al 1991).
In altre parole, a una medianità eccezionale su livelli spirituali, dialettici ed etico-filosofici ecc. deve necessariamente contrapporsi un interlocutore (o più interlocutori) che sfrutti al massimo questa fonte, in caso contrario non è possibile raggiungere validi livelli di confronto, e le comunicazioni corrono il pericolo di trasformarsi in un monologo, nel quale parla solo l’Entità comunicante, situazione questa che è largamente presente in altri Cerchi e che anche qui a volte si è effettivamente posta in atto. Si possono presentare, anche se in maniera relativamente ridotta, problemi di comprensione e interpretativi se manca una controparte che ponga in essere un dialogo-confronto di chiarimento e di allargamento dalla parte “umana”, la quale diventa in ciò fondamentale. L’impostazione originale dell’Entità comunicante è stata infatti quella di lasciare agli interlocutori l’elaborazione e presentazione delle domande, in maniera che potesse emergere costantemente – come linea portante – l’interesse principale di tipo umano di fronte alle varie tematiche che si sarebbero affrontate. In pratica le linee del dialogo avrebbero dovuto partire essenzialmente dalla parte “umana” verso lo Spirito e non viceversa. Cosa che si è presentata in tutta la sua difficoltà di fronte agli enormi problemi d’impostazione che venivano a presentarsi. Sarebbe stato necessario impostare un programma tale che probabilmente superava le possibilità umane sui piani culturali e conoscitivi ecc. dello stesso C.I.P. Sfruttare a fondo una fonte di tale livello appariva – di fatto – impossibile per le insufficienti condizioni complessive offerte dall’ambito stesso. Proprio a questo riguardo – se una critica si può fare alla “gestione” del C.I.P. – è quella di non aver allargato agli esterni la possibilità d’intervento e di analisi, dei programmi, degli indirizzi, delle comunicazioni e dei temi ecc., è mancata una forte e decisa volontà di apertura verso l’esterno, in pratica verso quanti seguivano le attività e le comunicazioni del C. I. P. attraverso le pubblicazioni. Quest’area “esterna” possedeva infatti quasi tutti gli elementi culturali specifici maturati in decenni di letture e di valutazioni concettuali. L’allargamento dell’area di partecipazione e delle possibilità d’intervento sarebbe stata fondamentale per sviscerare e integrare nella maniera più completa possibile tutti i punti, e questo non avvenne; persone che seguivano da decenni le comunicazioni attraverso le pubblicazioni non ebbero mai – per esempio – un invito a partecipare a una seduta.
Ci fu comunque un enorme impegno di confronto in senso umano che, visto in una fase di revisione successiva dei testi come la presente, ha però fatto emergere la necessità di una serie di note di chiarimento e approfondimento, buona parte delle quali avrebbero dovuto essere affrontate al momento stesso della seduta, ma forse non sempre era possibile farlo, e neppure in seguito, per un insieme di ragioni eminentemente pratiche. Un’altra necessità riguardo alle note è data dal fatto che per l’enorme numero di temi espressi non sempre è possibile trattarli in maniera completa e compiuta nell’ambito della stessa seduta, sovente cioè troviamo affermazioni le cui basi fondamentali saranno trattate in altri momenti anche molto lontani, per cui – in altri termini – si ha a volte solo un accenno importante e significativo ma che manca di una trattazione o spiegazione complessiva e approfondita. L’ambito della seduta medianica è per sua stessa natura del tutto particolare, anche per il più avanzato dei partecipanti, specialmente per quelle sedute che affrontano temi di alto o altissimo livello concettuale, cosa che non permette quasi mai – nella stessa seduta – un approfondimento completo del tema. Si presentano problemi quasi insolubili di attenzione, di concentrazione, di valutazione, di analisi, di formulazione corretta delle domande, di tempi disponibili ecc., per non parlare della stessa conoscenza e preparazione dell’interlocutore o dei partecipanti stessi sui temi trattati. Un esame e una valutazione di tutto questo dovrebbero essere fatti in un momento successivo, negli intervalli cioè tra una seduta e l’altra, riascoltando e valutando con calma la registrazione o rileggendo la trascrizione e stendendo una lista di domande di chiarimento da porre nella seduta seguente. Questo dovrebbe essere il metodo migliore di studio e approfondimento della messaggistica medianica, ma per molte ragioni di tipo pratico non sempre è possibile porlo in atto in maniera continua e metodica. Anche questo metodo, però, presenta dei problemi non da poco, poiché non dovrebbe essere settoriale e specialistico; in linea ipotetica dovrebbe essere fatto da individui estranei al contesto e all’ambiente, cioè con una capacità di cogliere quanto può apparire difficile o incomprensibile a un lettore profano, e si capisce come questo sia difficile. Da tutto questo complesso di cose derivano quelle situazioni per cui determinate affermazioni o concetti espressi dall’Entità comunicante rimangono incomprensibili, o quanto meno con significati non chiari o univoci. In questi casi nemmeno una conoscenza approfondita e completa della dottrina riesce a definirli chiaramente, poiché in questi casi solo l’Entità comunicante riuscirebbe a chiarirli pienamente. Il lettore troverà qui più di qualche caso del genere, per il quale non è stata nemmeno possibile una precisa definizione, in quanto il genere e la struttura propria di questo testo non permette commenti o trattazioni approfondite che da sole necessiterebbero di interi capitoli, e che in pratica resterebbero – o sarebbero di fatto – pure ipotesi non confermate.
Se un neo si può trovare poi nella storia di questo confronto durato decenni è una certa astrazione e involuzione concettuale del livello delle domande, buona parte delle quali sono sicuramente attribuibili al prof. G. di Simone. Sarebbe stata cioè preferibile una maggiore semplificazione e chiarezza, in vista anche delle necessità di divulgazione cui si sarebbe inevitabilmente andati incontro. In effetti queste situazioni, in qualche caso, continuarono a verificarsi anche quando le pubblicazioni erano già diventate metodo costante. A questa particolare difficoltà sembra però quasi sempre provvedere lo stesso Maestro Andrea riformulando o “traducendo” quasi sempre la domanda, o chiedendo un chiarimento in modo esplicito, in ogni caso si tratta di una parte relativamente esigua di domande. Le comunicazioni del Maestro Andrea sono costruite in tale eccezionale maniera che nei molti casi in cui non è disponibile per varie ragioni la domanda originale la risposta non ne soffre quasi mai in chiarezza, poiché la domanda risulta ben intuibile nelle sue linee fondamentali e la struttura della risposta è tale per cui ne risulta una trattazione globale, la quale sembra quasi esulare dalla stessa domanda originale.
Chi ha ascoltato le registrazioni originali – specie nei primi tempi del Cerchio – avrà fatto l’esperienza di domande che sono completamente incomprensibili per problemi di registrazione o di ambiente. Queste situazioni non erano probabilmente ben avvertite sul piano pratico e organizzativo, ammesso che fossero evitabili, cosa che probabilmente era impossibile per molte ragioni.
A volte – anche se raramente – non esistono le domande stesse, e i capitoli iniziano direttamente con premesse o interventi diretti del Maestro Andrea su temi particolari: in questo caso abbiamo evidenziato la cosa con note, in quanto la struttura delle sedute è per definizione quella del dialogo, cioè della domanda e risposta, come già detto la stessa Entità Andrea aveva demandato agli interlocutori di seguire questa linea di condotta generale.
Un altro particolare molto avvertito dagli studiosi esterni è la mancanza di uno sviluppo cronologico delle comunicazioni, e il loro intrecciarsi, invece, secondo criteri personali di scelta, la qual cosa rende praticamente impossibile seguire lo sviluppo del processo di allargamento concettuale delle tematiche via via affrontate. La mancata concatenazione nel tempo delle comunicazioni ha purtroppo di fatto creato un grosso problema di “continuità” cronologica, che inizialmente non è stato valutato, ma che si è avvertito pesantemente in questa sede. Taluni argomenti, che in origine avevano una coerenza cronologica, sono stati disarticolati, per cui le “premesse” non esistono o sono state pubblicate in seguito, in tempi anche molto lontani tra loro, tanto che un eventuale “rimando” diventa impossibile, o subirà fortissimi ritardi perché le pubblicazioni usciranno attraverso fascicoli successivi. In pratica, la mancata “cronologia successiva” ha creato problemi molto forti, perché ha portato a fratture e impossibilità di collegamento dei singoli temi. Siamo di fronte probabilmente al più grosso problema evidenziatosi al C. I. P. e ormai particolarmente sentito anche da altri studiosi esterni.
In qualche maniera si è tentato di ovviare a questo fatto pubblicando, a partire dal 1992, “Una historia di A” da parte di Corrado Piancastelli, purtroppo ormai fortemente tardiva e che presentò problemi di vario genere, perché ormai troppo lontana dal livello complessivo che si era raggiunto a livello conoscitivo, culturale, linguistico ecc.
Il mancato sviluppo cronologico, e in larga parte di datazione, delle pubblicazioni fu deciso e scelto coscientemente dallo stesso prof. G. di Simone che non ne vide la necessità pratica, cosa sulla quale ci dichiariamo in garbatissimo disaccordo. Il prof. G. di Simone spiegò la cosa nella “Premessa generale” del fascicolo 1/1986 al quale rimandiamo il lettore; di fatto la questione era stata vista solo da un punto di vista “qualitativo”, sul quale siamo in parte d’accordo, ma purtroppo questo non era il solo a contare… e nel processo di sistematizzazione sono emersi diversi concreti problemi anche a questo riguardo.
Al lato pratico il problema delle datazioni – come già rilevato – si è rivelato particolarmente grave, proprio per essere stato fortemente sottovalutato nel suo complesso già in partenza.
In effetti il materiale delle comunicazioni è stato in buona parte pubblicato per temi o argomenti specifici (da cui sono state elaborate le titolature): la mancanza di uno sviluppo strettamente cronologico del materiale pubblicato, con le relative sistematiche datazioni, pone dei grossi problemi di “gradualità” e di metodo riguardo ai contenuti delle comunicazioni. Pubblicare testi cronologicamente anche molto lontani tra loro fa sì che in quelli più datati vi siano forti ed evidenti differenze di linguaggio, di esemplificazione dei concetti, o addirittura di mancanza di spiegazione e approfondimento di elementi basilari che possono essere stati affrontati e pubblicati addirittura decenni dopo.
Nei fascicoli CDX (Giorgio di Simone – Comunicazioni dalla Dimensione X) le datazioni delle sedute non sono sistematiche, infatti riferimenti alle datazioni delle sedute sono rari e del tutto occasionali, a volte riportati solo per necessità contingenti al testo. Nei casi in cui esse si richiamano a precisi riferimenti temporali essi saltano completamente, non si riesce cioè a porle nel loro preciso ambito cronologico perché non si conosce la datazione della stessa comunicazione, e non è possibile affidarsi in tal modo neppure alle datazioni dei fascicoli stessi.
Questa particolare situazione costringerebbe a un uso molto frequente di note esplicative e di richiamo, che non sempre è possibile apporre per non appesantire e interrompere troppo la concentrazione della lettura. È anche per ovviare a questo particolare problema che abbiamo posto come Prologo “I capisaldi teorici della dottrina dell’Entità Andrea”, tenendoli costantemente presenti sarà così possibile eliminare buona parte delle possibili incomprensioni o incertezze interpretative che si potessero presentare, o che dovessero sorgere nel trovare testi piuttosto datati inseriti in fascicoli molto più vicini a noi cronologicamente. È un problema che in effetti si pone anche nel caso di un confronto tra le prime comunicazioni e le ultime, anche in termini di decenni, tenendo conto dell’enorme divario di tempo che ormai le separa, visto che le comunicazioni ormai si erano sviluppate incessantemente da oltre sessant’anni!
Probabilmente nel primo periodo (peraltro non ben definito nei tempi) non fu possibile rendersi conto che il materiale sarebbe aumentato a dismisura e che le comunicazioni avrebbero continuato per svariati decenni. Nessuno cioè poteva immaginare uno sviluppo di tali enormi proporzioni, dove la sistematizzazione sarebbe diventata assolutamente necessaria, e non solo sotto il profilo cronologico e di datazione. In questo senso per lo studioso è andato completamente perduto anche tutto il processo evolutivo che il Maestro Andrea pose di fatto in essere sin dai primordi delle “comunicazioni”. Per es. nel 1989 fu pubblicato per la prima volta un intervento del 1957 di enorme importanza a questo riguardo (Dio, sostanza del Principio, Fascicolo 1/1989); la linearità della costruzione “evolutiva” posta in essere dal Maestro Andrea si è cioè frammentata e sconnessa ed è andata in buona parte perduta, questo almeno per i lettori esterni che dipendono solo dalle pubblicazioni. Sul piano umano invece la storiografia delle comunicazioni e dei loro contenuti è rimasta tutta da costruire.
Personalmente concordo sul valore delle scelte di pubblicare comunicazioni a tema anche per ovvie ragioni organizzative, di indicizzazione, definizione ecc. Non ci sentiamo pertanto di poter affermare che si sia trattato di un errore fondamentale di metodo, ma che sia solo mancato un basilare processo organizzativo parallelo, cioè di corretta impostazione e schedatura sequenziale delle comunicazioni.
Ci rendiamo conto che la seduta medianica rappresenta anche un grosso problema a livello della trasposizione orale, la quale ha necessitato di una conversione completa in linguaggio scritto, pertanto i testi scritti in nostro possesso rappresentano già in qualche modo una prima sistematizzazione, che sicuramente non ha inciso in alcun modo nei contenuti. Il passaggio dalla registrazione sonora delle sedute al linguaggio scritto è un fatto fondamentale da tener sempre presente, poiché la strutturazione scritta rappresenta un tentativo di riprodurre le inflessioni originali di domanda, esclamative, di sospensione ecc. Inoltre le sottolineature di concetti sono fatte esclusivamente dalla parte umana e per forza di cose sono estremamente soggettive, per esempio, sono sottolineate o evidenziate certe definizioni o concetti, ma non altre, che a nostro parere avevano la stessa importanza. In altri termini è sempre da tener presente che solo la parola sonora (cioè quella registrata) del Maestro Andrea è l’elemento originale, e la parte scritta è solo umana, e qui la divisione tra le due cose è totale, anche se la seconda ha tentato al massimo di riprodurre la prima. Va inoltre aggiunto che nell’attuale contesto (2015) la disponibilità delle registrazioni originali per gli studiosi è ancora molto limitata in quantità, perché le registrazioni sono di proprietà del prof. G. di Simone e degli eredi del medium Piancastelli. Nella trascrizione delle comunicazioni che segue questa introduzione, tutto questo deve essere necessariamente tenuto presente1. Sul piano concettuale la cosa in sé non ha ovviamente particolare importanza, ma comunque la questione va costantemente ricordata come informazione di base.
La computerizzazione dei testi ha evidenziato un fatto – peraltro già noto e analizzato – che è quello della straordinaria ricchezza di linguaggio dell’Entità Andrea, sicuramente superiore a tutti gli interventi umani che si sono succeduti negli anni a livello delle domande, delle interrogazioni, in quanto il sistema di confronto era quello dialogativo per eccellenza. Il vocabolario computerizzato segnava in continuazione termini che non erano in memoria, da ciò una richiesta reiterata di inserimenti, sicuramente nell’ordine delle migliaia, situazione poi abbandonata per difficoltà dello stesso programma informatico ad affrontare un linguaggio di tale complessità.
La scrittura ha però anche le sue esigenze ineludibili. In effetti viene richiesta una punteggiatura che renda più scorrevole la lettura, una certa impostazione delle idee che dia loro una sequenza logica, una strutturazione per paragrafi adatta alla veste editoriale ecc. Tutto questo si è rivelato problematico, anche perché l’intenzione del curatore era quella di evitare ogni intervento rispettando il testo con ogni discrezione e cautela, volendo rispettare al massimo l’intenzione del locutore. La forma generale ne può aver sicuramente risentito, ma il lettore certamente ci scuserà, in effetti non abbiamo in alcun modo toccato i paragrafi né l’esposizione, a parte qualche correzione di alcuni arcaismi verbali di per sé irrilevanti.
A livello di forma ci verrà imputata per esempio l’estrema parsimonia di apostrofi che la regola grammaticale ci avrebbe imposto, ma lo abbiamo fatto a ragion veduta per rispettare la forma particolarmente precisa e spiccata del linguaggio del Maestro Andrea, anche qui il lettore non ce ne voglia, il discorso bada molto alla sostanza più che alla forma…
Il problema fondamentale è stato quello della punteggiatura e della strutturazione periodale, le quali sono risultate già insufficienti a livello della prima trasposizione “orale-scrittura” e hanno dovuto essere ulteriormente integrate; dato il tema abbiamo dovuto aggiungere copiose virgolettature per attrarre l’attenzione e non creare malintesi di senso. Ovviamente è impossibile segnalare tutte queste correzioni, ma per alcune, riguardanti per esempio la mancanza del punto interrogativo, abbiamo dovuto farlo poiché sarebbe mancato il corretto senso della frase.
Anni orsono lo stesso medium Corrado Piancastelli chiese al Gruppo di Roma del CIP di raccogliere in un unico documento un archivio informatizzato cronologico di tutte le sedute che sono state registrate, cosa che sappiamo fu fatta e trasmessa a Corrado Piancastelli, ma che restò privata e personale del medium. Se in futuro sarà possibile disporre di questi supporti informatici è molto probabile che il problema potrà risolversi e offrire un corretto e preciso quadro generale dell’evolversi delle comunicazioni, è inoltre sperabile che vi siano comprese anche tutte quelle decine di comunicazioni (erano già una settantina nel 1990!2) che non sono mai state pubblicate per varie ragioni.
Nei primi anni ’90 con il cambiamento editoriale verificatosi con la gestione Piancastelli (seguita a quella del prof. Giorgio di Simone) si è deciso di pubblicare “Per una historia di A”, una selezione di comunicazioni “del primo periodo 1950-60” che non erano mai state pubblicate. L’iniziativa non è stata particolarmente felice in quanto mancante di commenti appropriati ed erano quasi del tutto carenti gli interventi di approfondimento in seduta, cosa per la quale siamo stati costretti ad apporre un numero considerevole di note. Purtroppo come si è detto quello della mancanza degli interventi di approfondimento, allargamento, chiarimento ecc. si è rivelato una delle carenze più gravi. Era infatti compito specifico della parte “umana” evidenziare i punti poco chiari, la cosa purtroppo non è più affrontabile perché è mancato l’interesse e l’impegno necessario da parte dei responsabili che ne furono direttamente investiti e sollecitati a suo tempo. Da parte nostra si è potuto solo forzatamente evidenziare le situazioni in cui si è verificata una situazione di carenza d’intervento. A tale proposito abbiamo dovuto fortemente limitarci quando il commento sarebbe stato troppo lungo o impegnativo. L’” Historia di A” va pertanto letta e valutata alla luce del suo particolare momento, tenendo presente lo sviluppo e l’ampliamento notevolissimi che ebbe a subire nel prosieguo delle comunicazioni. Probabilmente questi testi avrebbero dovuto essere raccolti e stampati in un testo a parte, come testimonianza particolare dei primi anni delle comunicazioni.
Esiste un’autobiografia del medium (Corrado Piancastelli, Il sorriso di Giano, Roma, Ed. Mediterranee, 1991, pagg. 216), della quale raccomandiamo vivamente la lettura quale elemento fondamentale e irrinunciabile, sarebbe anzi bene –in una eventuale ristampa – titolare i capitoli e integrarla con altri possibili riferimenti poiché si ferma a quasi due decenni fa. Allo stato delle cose non sappiamo se la cosa sarà possibile in futuro, vista la scomparsa di Corrado Piancastelli nel 2014.
Fino a questo momento non esiste invece una storia o una “Guida” del C. I. P. come tale e invece sarebbe estremamente interessante, in quanto diretta testimonianza di una delle più grandi medianità del XX secolo. Siamo infatti di fronte a una unicità senza uguali, la cui massa di comunicazioni costituisce sicuramente la punta più avanzata della Conoscenza globale del nostro tempo, e uno degli apporti più grandi mai avvenuti nella storia dell’uomo. Come considerazione condivisa da molti studiosi la fine delle comunicazioni sistematiche va posta al 2005, quando la personale attenzione di Corrado Piancastelli si sposta a sviluppare particolari temi anche non collegati alle comunicazioni. Nel luglio 2014 Corrado Piancastelli muore e il C.I.P. viene chiuso così come il sito Internet per ragioni obbiettive di continuazione. Rimangono carenti e aperte molte situazioni di sviluppo e di studio qui descritte che sarebbe sperabile venissero riprese in un prossimo futuro da quegli studiosi che si volessero applicare, a scopo di approfondimento, a una delle più importanti medianità del XX secolo, se non una delle massime a livello intellettivo mai apparse.