Nel corso delle sue lezioni, l’Entità Andrea ha approfondito ulteriormente il significato del concetto di »distacco» nell’esperienza. Infatti, quando si dice di entrare visceralmente nell’esperienza, non si sostiene di farsene travolgere. Naturalmente a questa condizione di distacco si può giungere soltanto dopo una lunga maturazione interiore. Prima di questo livello, noi non possiamo né dobbiamo predicare il distacco, altrimenti lo Spirito perde il rapporto con la corporeità e così facendo si vanifica l’incarnazione. »Cercate di entrare nell’esperienza con la massima partecipazione, dice Andrea, ma anche con la capacità di potervene distaccare con quell’equilibrio che nasce dalla comprensione dei fatti umani (anche personali); il che significa poter dominare la propria emotività ed uscire indenni anche dallo stravolgimento più grande». Gli uomini in genere subiscono l’esperienza. Invece un uomo spiritualizzato la provoca, la cerca, quasi organizza il piano dell’esperienza: cioè progetta la propria esistenza. Naturalmente un’esperienza realizzata, specialmente se il suo bilancio è stato negativo, tende a non essere ripetuta e ad essere spostata su di un piano diverso qualora dovesse ripetersi. Un’esperienza può essere effettuata in molti modi ma, inutile a dirsi, nessuna esperienza deve essere mirata a procurare danno ad altri. Nell’ambito di questo discorso ogni esperienza diventa, però, sempre positiva. Anche le esperienze del dolore o del danno provocato ad altri diventano comunque esperienze positive poiché suscitano riflessione e producono conoscenza. Ma di esse ovviamente si soffre. Quel che conta non è l’oggetto in se stesso, ma sempre il modo come l’uomo si pone di fronte all’esperienza stessa» (CCA pagg. 24-30).