5°: Qualità delle esperienze – 2 febbraio 1972

esperienzablog

(La comunicazione nel testo originale appare autonoma, non compare cioè una domanda specifica riguardo al tema trattato, in questo caso sembrerebbe una continuazione che si riallaccia a un tema precedente. – Nota del curatore.)

A. – Vorrei completare tutto quello che è stato detto dal punto di vista dello Spirito, il quale si trova di fronte, nel momento in cui viene a vivere in Terra, a un corpo organizzato cerebralmente, biologicamente, ma soprattutto psichicamente, nella maniera un po’ complessa che abbiamo visto.

Questa maniera in cui è organizzato il corpo interessa relativamente allo Spirito, che non deve ovviamente preoccuparsi della conduzione del complesso psichico, il quale funziona da solo, automaticamente. E neppure deve preoccuparsi di quelle che sono le resistenze di questo corpo, se non sotto il profilo del suo programma incarnativo.

In realtà accade che lo Spirito, spesso, si trovi di fronte a una piattaforma psichica che può non essergli congeniale, che può cioè essere costruita in modo tale da non consentirgli le esperienze che si è programmato. In genere non accade che una piattaforma psichica sia del tutto negativa, ma può accadere, naturalmente, che sia organizzata in maniera tale da non permettere quel tipo di esperienze che lo Spirito ha prestabilito di fare.

Le possibilità di vita qui diventano molteplici e sono legate tutte e soltanto all’iniziativa o alla buona volontà dello Spirito di continuare l’esperienza. In genere si verifica che l’esperienza continua, perché diciamo che questo fenomeno della piattaforma psichica non perfettamente sincrona con le intenzioni dello Spirito è piuttosto diffuso. Il corpo viene a trovarsi nell’età adulta sempre in maniera dissimile da quella che era l’intenzione dello Spirito, perché il corpo, nel suo formarsi, nel suo evolversi, è sottratto alla volontà dello Spirito.

Sul corpo agisce generalmente l’ambiente, la famiglia, le influenze economiche della società, le leggi, la razza: sono tutte cose che lo Spirito – è vero – ha accettato a priori, ma tale accettazione fu piuttosto teorica, perché il fatto, quando poi lo Spirito deve, in fondo, manifestare la sua esperienza, si accorge in realtà che il corpo è una cosa molto importante…

A questo punto vorrei chiarire, soprattutto ai nuovi, ma riepilogare agli altri, una cosa altrettanto importante. Le esperienze che passano attraverso il cervello e la psiche, non raggiungono lo Spirito, o perlomeno non lo raggiungono come messaggio d’informazione costruito come tale, perché allo Spirito non interessa il messaggio – il messaggio nella sua costituzione linguistica, strutturale – ma ciò che lo interessa è il significato di tutto questo: significato nel senso di valore, e cioè veramente la percezione profonda. Quindi lo Spirito si adegua al corpo che ha e alla piattaforma psichica che ha, proprio perché egli sa bene che qualunque potrà essere il tipo di esperienza che farà, ciò che resterà a lui è il succo di questa esperienza: e cioè l’esperienza tramutata in simbolo, in valore, in qualcos’altro ritradotta cioè per lo Spirito stesso.

Questa “traduzione” del messaggio e dell’informazione la fa anzitutto l’inconscio, perché – vedete – quando voi ricevete un’informazione dal mondo esterno: un’esperienza, una notizia, un avvenimento o semplicemente meditate o guardate, tenete presente che, quando si tratta di fatti, cose, idee, informazioni, aventi una rilevanza sul piano teorico e pratico, sul piano delle leggi della vita e dello Spirito – nel senso del valore -, ciò si ripercuote come un’eco profonda nell’inconscio.

Vedete, qualche volta forse vi è accaduta una situazione del genere: vi accade un certo fatto, oppure apprendete una certa cosa, o fate una certa cosa. Nel portarla a termine; oppure – meglio ancora – nel decidere, nel valutarla, voi avvertite come un richiamo profondo:

SCHEMA DEGLI STRUMENTI DELLA MANIFESTAZIONE UMANA

DELLO SPIRITO.

Elementi di rapporto tra la realtà fisica – Universo materiale – e la realtà spirituale – Universo spirituale.

(Disegno che riporta dei cerchi che raffigurano i punti di contatto o compenetrazione tra lo Spirito e i campi animici e psichici sino alla realtà fisica esterna. – Nota del curatore.)

un richiamo che non è fatto di parole o di pensieri, e neppure di sollecitazioni; è soltanto come un riscontro, come se quella determinata cosa l’aveste già fatta, oppure se quella determinata cosa voi avvertite, intuite che resterà, che inciderà dentro di voi. È cioè una cosa – voi dite – che sentite importante, ma nel contempo avvertite come un’eco lontana che è dentro di voi e che non riuscite a circoscrivere, a fermare in un’idea e neppure a rievocare come immagine o ricordo: è la voce dell’inconscio! Questo significa che il messaggio, o l’azione, coinvolge tutta la vostra personalità e raggiunge, o può raggiungere, lo Spirito.

Ciò significa anche che nel momento in cui decidete ricevete dall’interno di voi stessi come un segnale, che costituisce la connotazione, il valore della decisione che dovete prendere. Sicché non è vero che l’immagine o l’informazione restano alla superficie o anche in media profondità della vostra vita; significa che vi impegnate completamente nella decisione e nella valutazione, perché è qualcosa che ha ricevuto da un’eco profonda un indirizzo, uno stimolo.

Questi messaggi provenienti dallo Spirito vengono ricevuti in una forma ancor più diversa, perché l’inconscio, a sua volta, tradurrà in un’altra simbologia questi segnali, e li trasferirà allo Spirito esclusivamente per valori. È cioè, l’esperienza contiene sempre due aspetti: quello esteriore, che è la memoria dell’esperienza, l’immagine dell’esperienza, la forma, la sostanza dell’esperienza; il tutto con i riferimenti all’ambiente sociale umano ecc. Ma questa non è l’esperienza. Questo complesso di cose sono la forma dell’esperienza; ma in realtà l’esperienza è una cosa diversa, perché l’esperienza si tramuta in uno stimolo, nient’altro che uno stimolo.

Se voi adulti, oggi, non fate certe cose, le evitate o le fate in un certo modo, è perché – come dite – avete l’esperienza della vita o quella di certe cose. Ma questa esperienza istintiva quasi sempre non è legata neppure a una memoria dei fatti. Voi non fate certe cose perché il farle vi rievoca cose spiacevoli, oppure il farle vi rievoca cose piacevoli. Ormai voi agite istintivamente, ed è la cosiddetta saggezza individuale, che è la conseguenza di un’esperienza fatta sì attraverso messaggi e informazioni, ma che oggi voi possedete dentro a livello puramente istintivo.

Ciò significa che l’esperienza formale si è trasformata in un segnale di avvertimento: positivo o negativo. E questo segnale scatta quando gli avvenimenti o si riproducono, o sono paralleli o sono contigui alle esperienze fatte in tempi passati. Basta la contiguità o il parallelismo perché scatti immediatamente il segnale; il segnale scatta non in virtù di una registrazione passata degli eventi, ma in virtù di una digestione a livello subconscio. Perciò voi non evocate più il ricordo dell’esperienza, ma semplicemente il segnale, per cui oggi voi vi muovete in un certo modo in base a un’esperienza di vita, che se volete veramente classificarla ed elencarla, vi creerebbe una serie di imbarazzi; perché spesso non vi sono idee corrispondenti, specialmente quando l’esperienza è soltanto la vita che fate. E voi finite con l’avere dei segnali, e quindi non sempre perché avete avuto esperienze pratiche corrispondenti, ma semplicemente perché siete vissuti fino a oggi. Cioè è un’esperienza che è legata soltanto al fatto di essere vissuti fino a questo momento, e ciò significa che voi assimilate – per il semplice fatto che vivete – un’esperienza primaria che si traduce in una serie di segnali, di avvertimenti.

Questi segnali, in una misura ancora diversa, si traducono in altri messaggi che attraverso l’inconscio raggiungono lo Spirito, e costituiscono quella che è la vera esperienza dello Spirito stesso; la quale non è fatta di immagini o di informazioni della materia e del mondo, ma di qualcos’altro, perché allo Spirito, ovviamente, non importa niente del vostro mondo, come non gli importa niente delle esperienze che il vostro corpo fa in senso esteriore e marginale.

Allo Spirito interessa ciò che riceve attraverso il corpo. E vedete che questo criterio è completamente diverso da quello che fino a oggi vi hanno detto sul concetto di rapporto tra Spirito e materia, perché vi hanno sempre detto che il corpo deve muoversi in un certo modo, perché ciò che fa il corpo lo Spirito paga; o che dovete svolgere la vita in un certo modo, perché ciò che fate può tradursi in un bagaglio positivo o negativo per lo Spirito. In effetti al corpo è stato dato un valore eccessivo per le sue funzioni materiali, ed è stato sopravvalutato ciò che il corpo fa, dando un segno positivo o negativo alla maniera con cui fa queste cose, cioè considerando le azioni buone e cattive, in base alle quali lo Spirito verrà giudicato.

Il corpo non serve a questo. Il corpo interessa semplicemente perché attraverso di esso lo Spirito può ricevere certi segnali primari che non corrispondono all’esperienza, ma che sono la traduzione in altra direzione delle esperienze stesse. Ecco allora che il corpo diventa soltanto la lunga mano dello Spirito, o l’antenna dello Spirito, che poggia in Terra e raccoglie, traducendo il messaggio in un certo modo: dunque, non corpo come soggetto fondamentale di esperienza, perché essa in sé non è niente. Il corpo non interessa lo Spirito se non per ciò che attraverso di esso può raggiungere in Terra.

Ora può verificarsi tutta una serie di varianti di uno Spirito il quale riceve una debole eco della vita umana, perché dipende in parte la traducibilità dei messaggi da questa piattaforma psichica, ma molto dipende anche dallo stimolo, dalla forza che lo Spirito pone nel recepire questo messaggio o dall’interesse che egli ha verso la vita; interesse che può essere aumentato o diminuito in rapporto all’organizzazione della piattaforma psichica.

Si può anche dare il caso, veramente, di un corpo il quale svolge una vita completamente dissimile dall’intenzione dello Spirito. Sono i casi in cui lo Spirito può decidere di lasciare il corpo, per esempio. Oppure vi sono casi in cui il corpo si organizza in maniera tale da superare le esperienze che lo Spirito legittimamente potrebbe ricevere. Possiamo avere il caso di uno Spirito ancora inevoluto, diciamo che può vivere in un corpo in grado di dargli una serie di messaggi che egli può lasciar cadere.

In realtà lo Spirito è raggiunto, bersagliato – per così dire – da quelle esperienze tipiche che gli sono congeniali; le altre le lascia perdere: cioè le altre può non inglobarle dentro di sé. Perché un’informazione diventi un messaggio valido per lo Spirito, dipende esclusivamente dal rapporto che s’instaura tra lo Spirito e l’inconscio, direi, della piattaforma psichica. Nel caso in cui lo Spirito fosse inferiore alla qualità dei messaggi che possono raggiungerlo, è chiaro che, non essendoci l’intesa “istintiva” con l’inconscio, il messaggio non viene da esso tradotto.

Direi che a questo punto esiste un automatismo molto avanzato da questo punto di vista, inquantoché lo Spirito ha in realtà una libertà che esiste di fatto soltanto quando esso è libero dall’anima, cioè quando è completamente libero dalla materia; ma nel momento in cui incrocia l’inconscio, cioè viene a vivere sulla Terra, la sua libertà è limitata, perché è condizionata dalle esperienze che ha deciso, e tutto il resto è a sua volta condizionato dall’organizzazione psichica. Sicché veramente, a questo punto avviene tutto automaticamente. Lo Spirito può conferire, e conferisce di fatto all’inconscio, una serie di rapporti e interrelazioni che di solito superano la consistenza di valore dell’inconscio stesso.

Anche qui la questione potrebbe sembrare equivoca. In realtà l’inconscio non è altro che una struttura in parte qualitativamente simile alla psiche. È soltanto la sua organizzazione e la sua permeabilità al messaggio che lo rendono più rarefatto e lo rendono un po’ più ambiguo, più elastico nei confronti dello Spirito; ma sia chiaro che l’inconscio è sempre una struttura materiale, e non appartiene allo Spirito ma appartiene alla Terra. È tuttavia una proiezione, per così dire, del complesso psichico, o un aspetto, ancor meglio, del complesso psichico, che ha questa proprietà, questa caratteristica di unirsi allo Spirito; è un po’ la caratteristica che potremmo ritrovare, per esempio, nei medium che riescono a creare questo ponte di passaggio tra il loro corpo ricettivo e noi. È un fenomeno che si avvicina un po’ a questo.

È lo stesso fenomeno che si ha in molti sensitivi, in alcuni chiaroveggenti, dove, appunto, è soprattutto l’inconscio che opera in virtù di questa estrema labilità ed elasticità di proiezione; e ora, dunque, abbiamo che lo Spirito, inserito, direi, in questo circuito, limita enormemente la sua libertà. D’altra parte è anche giusto che sia così, perché altrimenti le sue azioni sulla Terra sarebbero dispersive; mentre egli, invece, ha avuto modo di programmarle abbastanza precisamente quando è stato in grado di farlo e nel momento in cui la scelta è stata definitiva e irrevocabile. Egli, poste certe condizioni, si è incarnato, si è avvicinato alla materia, e in quel medesimo momento ha limitato le proprie attribuzioni e le proprie qualità spirituali.

Se non fosse così avremmo una dispersività enorme e avremmo naturalmente una scarsa organizzazione, perché in effetti lo Spirito finirebbe col prendere le esperienze a casaccio, senza poi riuscire a tramutarle in segni di valore, e la vita diventerebbe pressoché inutile.

Perché, in realtà, la penetrazione nell’ambito della conoscenza non deve avvenire mai a caso, neppure per lo Spirito. Egli è in fondo da paragonarsi a un bambino, che per raggiungere una certa cultura deve incominciare a sillabare, a fare la conta dei numeri, e non si può mettere di fronte a un problema algebrico se prima non conosce certe regole fondamentali. E dunque lo Spirito stesso. Cioè egli non potrebbe caricarsi di un’esperienza che poi non avrebbe senso, perché l’esperienza che giunge allo Spirito non è una cosa che si inserisce in lui. Non è come una medaglia che si appunta al petto, non è qualcosa che egli mette nella valigia e poi userà nel tempo. No! L’esperienza non è altro che una conoscenza ed essa, in fondo, è tale soltanto se viene riconosciuta: se non viene riconosciuta non c’è conoscenza. Infatti, quando una cosa non viene riconosciuta nel suo significato sostanziale, e non apparente, è solo cultura o metacultura, ma non è un’esperienza.

L’esperienza deve essere riconosciuta come tale, e completata nel quadro generale della struttura dello Spirito; e dunque essa deve avere un valore direttamente proporzionato alla sommatoria, direi geometrica, addirittura, della consistenza dello Spirito, altrimenti non ha valore! Lo Spirito avrebbe un ospite indesiderato dentro di sé, un ospite da togliersi il cappello – come si suol dire – ma inutile, perché non utilizzabile in nessuna maniera.

Ed ecco dunque che la proporzione secondo proprio un rapporto matematico, viene così assunta dallo Spirito. Quindi vi sono esperienze che non vanno allo Spirito, pur essendo importantissime; perché egli può non essere – nella fattispecie – deputato a riscontrarle; e vi sono esperienze similari che egli può aggiudicarsi, può recepire, per esempio a carattere provvisorio, e sono quelle non estremamente lontane, ma vicine alla sua tipologia: le altre non vengono recepite.

D’altra parte questo fenomeno è caratteristico perché avviene anche sulla Terra, per voi. Voi recepite soltanto esperienze che vi sono congeniali, alle altre passate vicino ma non ci fate caso, non vi interessano, non le riconoscete neppure…

Se non fosse così dovreste beneficiare anche delle esperienze degli altri; invece non avviene questo: voi commettete gli stessi errori che commettono gli altri. Cioè, veramente, la storia e la vita non insegnano niente da questo punto di vista. Ognuno le esperienze deve farsele da sé; ed esse sono congeniali, perché ciascuno di voi ha un tipo di vita e di esperienza che è diverso dall’altro, perché ciascuno di voi cerca le esperienze che gli sono congeniali: le ricerca, le riconosce; le altre cose non le riconosce o se si presentano le rifiuta.

Quanti di voi rifiutano certe esperienze nella vita? Dite: “No! Questa cosa non la voglio fare. No! Questa cosa è brutta”. Magari un altro la fa e la trova bellissima. O viceversa una cosa bella riconosciuta per brutta. Perché? Perché ciascuno ha la vocazione istintiva per il tipo di esperienza che gli è congeniale. Naturalmente io parlo come se voi aveste una certa libertà interiore; in realtà voi spesso rifiutate le esperienze per inibizione e non per coscienza di esse; ma in ogni caso direi che l’esempio è lo stesso. Comunque sia voi rifiutate ciò che non vi è congeniale.

La stessa cosa accade per lo Spirito, perché la conoscenza è una cosa ancor più delicata e ancor più autentica dell’esperienza superficiale della Terra e deve dunque essere eseguita secondo il naturale sviluppo evolutivo dello Spirito. Se non fosse così ogni Spirito verrebbe in Terra per fare tutte le esperienze in una volta, oppure per fare le più belle, le più interessanti e le più valide. Invece no. Viene in Terra, e ci torna molte volte cominciando dalle esperienze più banali. E voi dite: “Ma come! Non poteva venire in Terra e farsene alcune più efficienti, e così abbreviare i termini?” Non può. Potrebbe essere comodo, ma non sarebbe utile: sarebbe inutile, soprattutto.

E dunque lo Spirito è costretto a venire per minute esperienze, perché un po’ alla volta il quadro si ricompone. E verrà un momento in cui le esperienze, nel senso di conoscenza, saranno diverse e libere. Perché, vedete, non dovete confondere esperienza sempre nel significato della lotta, passare dei guai, avere delle botte in testa: niente di tutto questo. L’esperienza non è altro che una conoscenza del mondo, ma del mondo nel senso della materialità; e l’esperienza esterna dello Spirito, che può così svolgersi in mille modi; non tutti cruenti si capisce.

Poi il fatto che siano cruente o dolorose dipende semplicemente dalla vita umana, non dall’esperienza in sé. L’esperienza può essere facile, e bellissima e profondissima; può essere difficile, dolorosissima e banale, dal punto di vista della conoscenza. Le esperienze non si misurano, insomma, dallo sforzo e dalla lotta, e non si misurano dai guai che si passano e dalle reazioni che avete. Non sono queste le cose che riguardano l’esperienza. Voi avete delle idee sbagliate.

Vedete, un’esperienza bellissima si può fare semplicemente mettendosi a coltivare, non so, una pianta da fiori. Si può avere un’esperienza – dal punto di vista dello Spirito – molto interessante e forte che, non so, passare guai per dieci anni di fila. Perché non è la qualità o la quantità delle cose che conta, ma soltanto la maniera con cui riuscite a tramutare qualunque fatto umano in una conoscenza di tipo cosmico, universale, cioè di passare dallo stato di percezione dell’immagine e dell’evento, allo stato di appercezione, cioè di autentica digestione interiore, inglobandola nel proprio io.

E questa è la cosa più difficile, naturalmente, soprattutto perché non ci pensate affatto. Voi pensate semplicemente a fare la vostra vita e a portarla avanti nella maniera più comoda possibile, senza pensare invece che le cose che vi accadono, non soltanto potreste evitarle, ma soprattutto potreste trasferirle nello Spirito. Ricordate che tanto meno meditate, tanto meno pensate e tanto meno fate intervenire il vostro io profondo, a tanti più guai andrete incontro, per una legge spirituale irrevocabile. Perché? Perché se è vero che da una parte c’è un corpo che si muove in maniera autonoma con la sua piattaforma psichica, dall’altra, però, c’è uno Spirito che attraverso l’inconscio pressa perché si svolgano in fondo le esperienze congeniali al suo programma, e queste esperienze congeniali non è vero affatto che siano dolorose: sono spesso, semplicemente esperienze di osservazione.

Spesso lo Spirito viene in Terra semplicemente per osservare, semplicemente per recepire delle informazioni, e se voi non gliele date perché il vostro corpo vegeta allegramente e non si preoccupa di far passare le informazioni, lo Spirito pressa tanto da spingere attraverso l’inconscio per promuovere una coordinata di azioni che, sul piano pratico, sono le cose spiacevoli della vita. E voi questo non lo sapete, non ve ne accorgete, non vi date conto di tutto questo. Lo Spirito non ha altre possibilità che semplicemente stimolare l’inconscio; non può intervenire nella vostra coscienza, perché non ha questo ponte diretto; allora l’inconscio preme ed ecco che nascono stimoli che creano situazioni: situazioni che possono essere piacevoli o spiacevoli… Cioè nascono un po’ a caso, intendiamoci bene; sono semplicemente spinte dello Spirito fatte per ricevere certi messaggi.

È d’altra parte, voi questi messaggi come potete rimandarli allo Spirito? Attraverso quella digestione dell’esperienza la quale è l’unica che può tramutarsi in quel segnale famoso, cioè in quella traduzione di simbolo che va allo Spirito. Se questa operazione non viene fatta, o viene fatta in maniera labilissima e inconsapevole, lo Spirito resta privo di questi messaggi, e quando si accorge che la vita sta per finire, oppure si accorge che buona parte è trascorsa e che i messaggi non li riceve, ecco che allora noi diciamo – secondo un nostro uso – che esso scompagina la vita, con tutte le ripercussioni di ordine pratico. E questa non è né cattiveria né indifferenza dello Spirito: è soltanto una sua necessità.

D’altra parte io continuo a ripetere un discorso che ho già fatto molte volte: il vostro corpo non è assolutamente niente! Il fatto che voi attribuiate allo Spirito, per esempio, certe responsabilità… In questo caso voi direste: é allora lo Spirito che un po’ cattivamente, diciamo, ci mette mano, perché accadono certi fatti, magari spiacevoli. Ma il vostro Spirito siete voi amici miei! Questo è il punto che non riuscite a capire! Il vostro Spirito siete voi!

Quando io parlo e voi recepite interiormente il messaggio, cioè – in termini brutali e pedestri – afferrate il senso del discorso e vi partecipate emozionalmente – cioè riconoscete che è la verità -, in quel momento è il vostro Spirito che vibra, che sta ricevendo il messaggio.

Ma purtroppo questo messaggio lo sta ricevendo da me, e questo non deve accadere, perché il vostro Spirito non ha bisogno di me, o se ha bisogno di me è per altra via; ma di me certamente no, perché il vostro Spirito ha bisogno della vostra vita – in quel momento che siete sulla Terra -, ha bisogno che il corpo si muova in una certa direzione, ed ecco che allora, quando voi apparentemente rifiutate, oppure vi ribellate, siete voi Spiriti che fate così, e non vi accorgete che quando parlate voi non siete niente, non rappresentate niente! Siete materia: punto e basta; siete simili a qualsiasi altra vita sulla Terra: simili agli alberi, ai fiori, simili alle nuvole e al terreno. Cioè, voi rappresentate zero. Ciò che conta è soltanto il vostro Spirito, e dunque a lui io mi rivolgo, ben sapendo però che non può nulla, e mi rivolgo contemporaneamente a questo zero che siete voi, perché so che è uno zero momentaneamente importante, perché è un’antenna radio la quale ci necessita in questo momento.

Badate che è un discorso egoistico che sto facendo, ma lo sto facendo in nome dei vostri Spiriti, perché i vostri Spiriti e io siamo uguali. Voi siete in Terra in questo momento, io ci sono stato prima: ed è la stessa cosa. È un discorso egoistico. Se questi corpi non ci danno quello che ci necessita, le nostre vite in Terra sono vite inutili. Ora, poiché avete una piattaforma psichica, la quale è abbastanza organizzata, con un’intelligenza abbastanza ricettiva anche a problemi che non dovrebbe ricevere, che non le sono congeniali, ma che lo diventano proprio perché avete un buon rapporto attraverso l’inconscio con lo Spirito… Ebbene, io mi rivolgo contemporaneamente anche all’egoismo insito nel bios della vostra esistenza: se voi vivete nella maniera come io vi ho detto, questo corpo materiale, questo corpo zero, o questo albero a quattro zampe vivrà meglio, vivrà senza passare molti guai, vivrà con maggior pace, vivrà più placido, soddisferà meglio i propri bisogni. È dunque un discorso egoistico che vale sia per il corpo sia per lo Spirito.

Ma questa è una cosa che gli uomini, stranamente, non sono mai riusciti a capire: cioè, c’è stata veramente una sorta di censura. E sono venuti anche i profeti, anche i Grandi Maestri a dirvele queste cose, forse ve le han dette in una maniera oscura e voi le avete capite a modo vostro: cioè le avete capite nella maniera logica con cui potevano capirle i corpi, sfruttando cioè le idee per la supremazia dei corpi stessi, lasciando al posto della ragione la politica della ragione…

Quindi l’organizzazione sociale non si è impiantata sui principi naturali della vita, in confronto all’altra vita, ma si è impiantata come se questa vostra vita fosse una vita eterna, in cui l’egoismo è prevalso, ove le razze e gli uomini forti sono prevalsi sui deboli, capovolgendo tutto il rapporto dell’esperienza. Così vi trovate a vivere come se doveste vivere in eterno sulla Terra, anziché venire da noi. È questo il punto.

Ma voi tradite voi stessi: cioè tradite il vostro Spirito! Voi siete degli esseri soli, ricordatevelo! E quando avrete lasciato il corpo vi ritroverete qui, insieme a noi, e insieme continueremo questa discussione. E naturalmente voi direte le stesse cose che sto dicendo io: “Mio caro Andrea, purtroppo avevi ragione, ma il nostro corpo era ormai organizzato in un certo modo e non abbiamo avuto il coraggio di mutare la nostra vita, di capire meglio le nostre esperienze…” E io dirò: “Va bene, sì. Però… se certe cose vengono capite bisogna fare uno sforzo per superarle. E come si crea questo sforzo?” Qualcuno potrà dire: “Ma io non ho la volontà di cambiare tutto questo. Ormai abituato a vivere da tanti anni così, non posso cambiare la mia vita “. Non è vero! Anzitutto bisogna ritrovare il proprio Spirito, ricreare un rapporto con l’io profondo. Quando questo rapporto è creato tutto diventa più facile, perché allora le ragioni e gli stimoli cominceranno a nascere da soli, spontaneamente, dentro di voi.

D. – Le esperienze veramente fondamentali nel corso di una vita sono poche…

A. – Si poche.

D. – … Non solo, ma io penso che alla domanda “Perché non farle in una sola incarnazione?”. C’è anche un altro problema, cioè quello che la materia offre una notevole resistenza allo Spirito. Questo deve ritornare più e più volte per compiere una serie di esperienze che forse potrebbe fare anche in una sola volta se la materia non offrisse questa resistenza. La offre perché c’è questa differenza sostanziale…

A. – Sì. Naturalmente c’è l’una e l’altra cosa, si capisce. Ma la resistenza del corpo è una resistenza più frantumabile, guarda, perché in fondo il corpo è più portato a fare certe esperienze, per esempio quelle che voi chiamate negative, spesso sono le più positive. Il fatto è che ormai la norma è saltata, perché voi non vivete più secondo un’esistenza naturale, ma vivete un’esistenza artificiale. L’esistenza naturale è quella che tiene conto dei bisogni naturali del corpo, e della mente. Voi tutte queste cose le avete ormai, direi, riambientate secondo le norme della vostra civiltà, più o meno giustamente, o per alcune cose ingiustamente, ma in ogni caso voi vivete una vita artificiale. Sicché il modello nel quale doveva innestarsi lo Spirito, il modello umano, è ormai una costruzione lontanissima dal modello naturale, in realtà. Cioè voi siete veramente diversi da quello che dovreste essere. Cioè voi non siete più l’uomo primordiale, purtroppo, devo dire, perché l’uomo primordiale con tutti i suoi enormi difetti aveva però dei pregi essenzialissimi: consentiva allo Spirito esperienze rapide. Questo per la verità lo consentiva. Perché? Perché in fondo siamo sempre all’esperienza fondamentale. Ma lo Spirito perché viene in Terra? Viene in Terra semplicemente perché gli necessita la conoscenza della materialità, e dunque quale occasione migliore dell’uomo primordiale per questa conoscenza?

Naturalmente, però, lo Spirito suppliva a un’esteriorità o messaggio con un’azione più diretta, perché il corpo era un corpo grezzo, ma se labili erano i rapporti dell’inconscio in quest’uomo primordiale, vi era la rapidità dell’azione e la rapidità dell’intervento, per cui la digestione avveniva a livello inconscio e non a livello preconscio, perché, si capisce, il rapporto era distribuito in un’altra maniera, e la piattaforma psichica dell’uomo primordiale era molto diversa da quella che avete voi oggi, naturalmente.

E allora diciamo pure che se poteva essere un errore il mantenimento dell’uomo primordiale in quella situazione, è stata tuttavia, direi, deleteria però la trasformazione completa della piattaforma psichica. Sicché oggi lo Spirito veramente deve fare uno sforzo maggiore perché la piattaforma psichica è diventata autonoma. Cioè voi, al limite, potreste vivere anche senza lo Spirito. E questa è una cosa che avrà delle conseguenze sul piano spirituale.

D. – Visto che questo mantello di tipo psichico è aumentato enormemente, c’è da chiedersi: mettiamoci in contatto con l’io profondo, ma a un certo punto come si fa a riconoscere con una certa sicurezza quelle “istruzioni” che provengono dall’io psichico rispetto a quelle che provengono dall’io profondo?

A. – Va bene, di questo ne parleremo un’altra volta. Ricordatevi di farmi questa prossima domanda. Però vorrei dir questo: oggi è vero che è accaduto tutto questo e le difficoltà sono aumentate, è vero che la piattaforma psichica è diventata più autonoma, ma è anche vero che la capacità di raggiungere l’io profondo è migliore del passato. Perché avendo una maggiore conoscenza, avendo una maggiore capacità intellettiva, voi potete sfruttar meglio e razionalmente le tecniche stesse per il raggiungimento dell’io profondo. Quindi, da un certo punto di vista, c’è per fortuna una compensazione. Opportunamente istruiti oggi avete delle possibilità maggiori che nel passato. Nel passato queste possibilità esistevano, ma per pochi: erano i filosofi, i maestri e coloro che meditavano e raggiungevano ugualmente questa condizione. Oggi direi che anche tecnicamente è possibile ampliare questo fatto…

D. – (La domanda non è comprensibile nella registrazione. – Nota del curatore.).

A. – … Lo Spirito, tu lo sai bene, anche se sulla Terra dovesse star seduto per tutta la vita, senza far niente, il fatto soltanto di essersi incarnato e di star seduto su una sedia è già comunque un’esperienza. Non è naturalmente una grande esperienza, ne convengo, ma meglio di niente. C’è sempre un lato positivo in qualunque esperienza.

D. – (La domanda non è comprensibile nella registrazione. – Nota del curatore.).

A. – “… Anzitutto, io direi, non cerchiamo di accelerare le vostre esperienze, perché le cose che io dico per voi non avranno alcun valore se non le tramuterete praticamente, resteranno delle nozioni teoriche. Punto e basta. E voi potete anche imparare a memoria tutte le cose che dico, ma esse non muoveranno di un millimetro la vostra esperienza. Resterete sempre così, con un’aggravante: che oggi sapendo certe cose siete più responsabili.

Questo mi par chiaro. Ma poi, vedete, e la stessa differenza che si potrebbe fare tra chi va a scuola e chi non ci va, oppure tra chi è cristiano e chi è maomettano. Allora si dirà: l’uno ha una verità migliore e l’altro ha una verità così così. Come la mettiamo? In nessun modo, perché siamo sempre allo stesso discorso: vale soltanto la maniera con cui si vivono certe esperienze e come si tramutano in messaggi per lo Spirito. E da questo punto di vista state tranquilli che il cannibale o lo scienziato atomico o il grande filosofo sono uguali, perché quando si guarda alla sostanza nasce automaticamente una livellazione da questo profilo, vero? Ci sono naturalmente gli scompensi, sono prontissimo a riconoscerli: gli scompensi sono però di natura evolutiva; a parità di mestiere e di cultura, di razza e di tradizione, c’è una persona che reagisce in un modo e un’altra che reagisce diversamente.

Lo possiamo avere addirittura tra due gemelli: uno reagisce in una maniera e uno in un’altra; oppure uno è più buono e l’altro è più cattivo; pur essendo gemelli nati e vissuti nella stessa famiglia, pur andando alla stessa scuola, possono diversificarsi, proprio perché in fondo si tratta di anime diverse, di evoluzione diversa, direi; e quindi è l’evoluzione che diversifica gli uomini, non i tipi di mestiere, i tipi di credo, oppure le conoscenze che si posseggono.

Però è chiara una cosa: colui il quale fa uno sforzo – diciamo culturale, per usare questo termine; ma il termine “culturale” non è convincente -, diciamo pure, colui il quale si adopera per migliorare la propria conoscenza ha maggiori possibilità di raggiungere il cuore della verità che chi non se ne occupa affatto, naturalmente. E in questo si diversifica la vita tra l’uno e l’altro; e in questo può diversificarsi il programma, l’accettazione degli stimoli dello Spirito. C’è chi lo stimolo lo riceve e lo accetta, c’è chi lo riceve e lo rifiuta, oppure finge di non ascoltarlo.

Tutti voi una parte dei messaggi dello Spirito non li accettate, li rifiutate. Quante volte siete stimolati a fare certe azioni e poi alzate le spalle e non le fate: per vigliaccheria, per abitudine, per pigrizia, per tante ragioni…”

D. – (La domanda non è comprensibile nella registrazione. – Nota del curatore.).

A. – … Lo stesso privilegio che potrebbe avere chi va a sentirsi una predica in Chiesa e chi non ci va, oppure chi, dal suo punto di vista, va da uno psicologo per curarsi o non ci va, oppure va dallo psichiatra o non ci va. Si capisce che, tuttavia, la cosa va inserita in un quadro diverso. Se è vero che io parlo a voi e voi avete qualcosa in più che altri non hanno… Ma gli altri, vedete… tutti sono aiutati e assistiti da questo punto di vista.

Voi avete la parola e avete l’udito e ascoltate attentamente questi discorsi; gli altri, in fondo li sentono attraverso messaggi istintivi, perché poi c’è un’altra cosa di cui dobbiamo parlare: lo Spirito-Guida.

Lo Spirito Guida ha un’azione diversa dallo stimolo dell’inconscio, ha un’altra azione. Lo Spirito-Guida talvolta può farvi giungere un messaggio anche più chiaro di quanto non possa il vostro Spirito; per ciò c’è uno Spirito-Guida. Supplisce là dove lo Spirito non può, e supplisce aiutando in fondo lo Spirito. Di questo Spirito-Guida ne abbiamo sempre parlato molto poco, converrà parlarne un po’ di più…